Faenza, omicidio di Ilenia: minacce di morte a Nanni, Barbieri nega il piano

Nanni dopo quella lettera che svela un presunto piano per ucciderlo in carcere «ha deciso di far ricorso a una terapia farmacologica contro l’ansia» rivela il suo legale. Mentre Pierluigi Barbieri, dal carcere di Forlì, si mostra sorpreso e incredulo. E tramite il suo avvocato si dice in attesa di una probabile perquisizione nella sua cella. Un atto forse inevitabile per trovare quel coltello - suppostamente fabbricato con una scatola di tonno - da utilizzare per aggredire l’ex amico e complice durante il processo in Assise per la barbara uccisione di Ilenia Fabbri. Quello sarebbe il piano rivelato dalla lettera anonima - firmata da un sedicente “avvocato in pensione” - inviata al 54enne faentino attualmente detenuto a Ravenna con l’accusa di aver organizzato il femminicidio della sua ex compagna. Una lettera inquietante in cui tra insulti e parolacce l’autore svela un presunto piano di vendetta da parte del sicario reo confesso contro l’ideatore del crimine. «Fai attenzione a Pierluigi Barbieri, perché da una scatoletta di tonno ha costruito un coltello col quale vuole ucciderti», «se ce la fa ti distrugge di botte, perché dice che gli hai rovinato la vita», «ha preso contatti con extracomunitari del carcere di Ravenna per massacrarti»: parole che hanno sconvolto e non poco il 54enne. «Quando ho visto il mio assistito e mi ha consegnato la missiva era oggettivamente preoccupato – assicura il legale Francesco Furnari che oggi presenterà formale querela –. Queste minacce non hanno fatto altro che amplificare lo stato di ansia che già sta vivendo e il mio assistito, che non necessitava della terapia farmacologica contro l’ansia, in seguito alla lettura della lettera necessita ora di un supporto medicinale». Pochi giorni fa, tra l’altro, un’altra notizia letta sui giornali aveva ulteriormente turbato l’uomo, ossia la decisione da parte della figlia Arianna di costituirsi parte civile nel processo che verrà celebrato per omicidio volontario pluriaggravato. Lei che fino ad oggi, in qualche modo, lo aveva sempre difeso, ora avrebbe scelto probabilmente di non credere più alla versione di Nanni. Tuttavia, precisa sempre l’avvocato Furnari, «questa decisione non implica obbligatoriamente una presa di coscienza dell’eventuale responsabilità del padre nell’uccisione della madre. La ragazza ha tutto il diritto di costituirsi e di essere una parte processuale attiva». Ora, con queste minacce di morte, il 54enne sarebbe però definitivamente crollato psicologicamente.

La risposta del killer

A trenta chilometri di distanza, in una cella del carcere di Forlì, anche il 54enne Pierluigi Barbieri – il killer reo confesso – ha letto di quella lettera che lo tira in ballo, accusandolo di voler uccidere il complice Claudio Nanni non appena ne avrà l’occasione, ossia il giorno della prima udienza di Corte d’Assise, dentro le celle di vetro dove si trovano gli imputati a processo. «Proprio oggi (ieri per chi legge ndr) sono andato in carcere da Barbieri – dice l’avvocato Marco Gramiacci di Forlì che ora lo assiste – e si è mostrato molto stupito e rattristato del fatto che qualcuno si fosse preso la briga di coinvolgerlo in affermazioni prive di qualsiasi fondamento. Il mio assistito – aggiunge con forza – è totalmente estraneo a quanto accaduto e non è stato lui a scrivere quella lettera».

L’indagine

Data la delicatezza dell’indagine che ha coinvolto i due imputati, la Procura di Ravenna dopo la denuncia contro ignoti di oggi è probabile che decida di provare ad andare a fondo sulla vicenda, nel tentativo di dare un volto all’autore della missiva. «A questo punto – spiega l’avvocato Gramiacci – immagino che Barbieri subirà una perquisizione all’interno della sua cella» volta ad accertare se vi sia o meno la presenza di quel coltello ricavato da una scatoletta di tonno. Allo stesso tempo, anche il carcere di Ravenna certamente prenderà delle contromisure, dato che in quella lettera si parla anche di presunti extracomunitari ingaggiati dal killer per pestare Nanni. «Avendo estrema fiducia negli organi inquirenti e nelle capacità della polizia penitenziaria – interviene nuovamente il legale Francesco Furnari – sono sicuro che adotteranno tutte le misure necessarie al fine di evitare ogni inconveniente».

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