Minacce all'ex dirigente del Ravenna, condannato imprenditore

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Vedendo naufragare la propria impresa, ha trovato un capro espiatorio con il quale prendersela. E dalla provincia di Napoli, la minaccia è arrivata a Ravenna con la velocità di un messaggio inviato via Whatsapp, diretta al presunto responsabile del declino imprenditoriale. Destinatario di espressioni tutt’altro che rassicuranti scritte da un imprenditore napoletano oggi 62enne, era Antonio Ciriello. Un volto noto alla città bizantina sotto una pluralità di aspetti, fra tutti, il periodo di dirigenza nel Ravenna Calcio durante l’era Fabbri, terminato con il crac giallorosso per il quale, insieme all’ex presidente, è stato prima condannato e poi assolto in appello. Per la minaccia scritta, Salvatore Attanasio, ex socio in affari di Ciriello, è stato condannato a 600 euro di multa, oltre a un risarcimento di 1.500 euro.

Non sono questioni sportive ad avere alimentato il rancore dell’imprenditore napoletano. In comune con destino del Ravenna, c’è solo il tracollo: quello della Ocr, azienda inserita nelle costruzioni meccaniche “on e offshore”, il cui fallimento del 2016 ha portato Ciriello, amministratore unico, a patteggiare due anni (pena sospesa). Ebbene, secondo l’ex partner del manager sarebbero stati proprio i debiti non pagati da Ocr a mettere in ginocchio la sua attività. Arretrati che stando alle accuse a suo tempo mosse dalla Procura, il patron della Officine Costruzioni avrebbe tentato di ripagare solo a vantaggio di alcuni creditori prediletti. E tra questi, evidentemente, non c’era Attanasio.

Era il 22 gennaio del 2017 quando gli scrisse: “Ciao Antonio, come stai, spero bene, lo sai che stai sempre nei miei pensieri certamente tutti negativi, spero che quello che hai fatto qualcuno te la fa pagare prima o poi e io starò lì a godermi tutto perciò goditi la vita che domani non si sa, ti saluto con affetto o Gnu”. E aggiungeva, “Ciò due chiavette piene di tuoi messaggi bellissimi… molto compromettenti per te tra poco inizio a spedirlo a tutti i contatti”.

Un concentrato di astio finito in prima battuta sul tavolo del giudice di pace. L’imputato, assistito dall’avvocato Giordano Anconelli, doveva rispondere anche di diffamazione alla luce di un altro messaggio inviato a una conoscente di Ciriello, nel quale in buona sostanza gli dava del ladro, raccomandandosi di diffondere il verbo; per sua fortuna non è stato possibile provare che la catena tanto auspicata fosse andata oltre quell’unico invio. Circostanza che gli è valsa l’assoluzione. Ma per la minaccia già in primo grado era arrivata la condanna, impugnata dalla difesa dell’imputato bollando le frasi scritte come espressioni di un rancore senza alcun fine minatorio. Di parere opposto sia il vice procuratore onorario Simona Bandini, sia lo stesso Ciriello, assistito dall’avvocato Antonio Primiani, che al termine dell’appello davanti al giudice monocratico Tommaso Paone, hanno ottenuto la conferma della condanna con tanto di pagamento delle spese legali. (fed.s.)

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