Milano Marittima, la fila al bagno e poi la maxi-rissa: a processo un forlivese e tre cesenati

Fra le risse che nell’estate del 2021 frenarono la difficile ripartenza di una stagione già messa a dura prova dalle conseguenze del covid, è di certo quella che fra tutte ebbe la risonanza mediatica maggiore. Ieri, finalmente si è capito il motivo: una banale discussione per la fila al bagno. Quella sera del 22 maggio, a suonarsele di santa ragione per le vie del centro, fra calci, pugni, spintoni e spruzzate di spray urticante, furono filmati oltre 20 ragazzi. A processo sono finiti i quattro da cui tutto partì. Uno dopo l’altro hanno raccontato ieri la loro versione in una delle ultime udienze del procedimento che si concluderà nel febbraio del prossimo anno. Da una parte tre ragazzi cesenati, fra i quali due fratelli di 20 e 22 anni oltre al loro amico 23enne; dall’altra un forlivese di 24 anni. A sentire loro, nessuno avrebbe fatto la prima mossa. Quel che è certo, è che quella sera, intorno alle 20, la discussione partì all’interno del Drink Store, durante la fila per il bagno, per un’incomprensione di fondo: nell’unica toilette del locale c’era la fidanzata del 23enne, il quale aspettava la ragazza standosene di guardia alla porta insieme al più giovane dei due amici. La scintilla sarebbe scattata quando il ragazzo forlivese si avvicinò per chiedere se fosse occupato. Il 23enne lo accusa di averlo colpito con un pugno dritto in faccia e di non essere stato in grado di difendersi perché reduce da un intervento a una spalla; il 24enne, invece, lamenta di avere ricevuto uno spintone dal nulla, seguito da una spruzzata di spray al peperoncino da parte dell’amico del rivale. Comprensibile il parapiglia generale per via del gas urticante, proseguito poi oltre la scalinata esterna che porta su viale Romagna, dove si sarebbe unito anche il fratello maggiore del 20enne. «Era una situazione di pericolo, ci stavano seguendo, ci siamo difesi con lo spray». In sintesi è questa la versione dei cesenati. La bomboletta l’aveva nel borsello il 22enne, «lo tenevo per la mia ragazza, perché nella sua borsa non ci stava». La seconda gettata urticante sarebbe avvenuta proprio qui. «Questa mi ha accecato - prosegue il forlivese -, d’istinto sono scappato sbattendo tra le auto parcheggiate, e notando che almeno sette persone mi stavano inseguendo. Un ragazzo mi ha soccorso portandomi alla Posada, dove c’erano altri miei amici». La replica dei “rivali”: «Ci avevano rubato un cellulare». E via, il terzo round. Perché anche qui il 20enne cesenate avrebbe usato ancora una volta lo spray, prima di battere la ritirata: «Mi hanno raggiunto e mi sono preso un calcio in faccia», replica. A quel punto il fratello maggiore dice di essere intervenuto. «L’ho visto accasciato, erano tutti sopra di lui e l’ho difeso - si giustifica -. Solo lì ho dato un pugno». Nella strada, ridotta a un ring, le telecamere e i filmati hanno consentito di inquadrare chiaramente i movimenti dei quattro protagonisti, fra le rocambolesche evoluzioni da saloon degli amici e forse anche di qualche intruso dal ceffone facile. Starà al giudice Natalia Finzi ora valutare le singole responsabilità. In questa cornice processuale si inserisce anche il Comune di Cervia, che solo per questo specifico episodio ha deciso di costituirsi parte civile. Il motivo l’ha spiegato Silvia Medini, dell’ufficio legale dell’ente (rappresentato dall’avvocato Antonio Petroncini): oltre al «grandissimo clamore mediatico, ricevemmo tantissime telefonate di persone preoccupate per le loro vacanze, dopo avere letto i giornali e visto i video diffusi sui social media». Quello sarebbe stato il primo caso di una lunga serie, per un problema di ordine pubblico che scomodò perfino il prefetto.

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