Middle Sea Race, il record di Cino Ricci resiste da 50 anni, nel '71 vinse davanti a Tabarly

RIMINI. C'è una parete nella sede del Royal Malta Yacht Club sulla quale ci sono le foto di tante barche, splendidi gioielli dello yachting mondiale. Hanno vinto la Middle Sea Race, la regata che parte e arriva a Malta dopo il giro completo della Sicilia e delle sue isole, una delle più prestigiose e spettacolari regate del mondo. Fra queste foto fa impressione vedere quella del Comet 910 con la quale nel 1971, proprio 50 anni fa, Cino Ricci, a 37 anni di età, vinse la regata in overall, in tempo compensato. Una vittoria sensazionale che ancora oggi fa della barca costruita a Forlì, la più piccola (poco più di 9 metri di lunghezza) ad aver vinto a Malta in tempo compensato. Un’impresa di altri tempi.

La barca dal cantiere ancora da finire


All'epoca lo skipper divenuto famoso con Azzurra era già da diversi anni che bazzicava il mondo delle regate tra Francia, Inghilterra o Svezia. Voleva dar vita a una scuola vela a Cesenatico ed era andato in Bretagna per vedere la scuola dei Glenans. Finì per restare legato a quell'ambiente, partecipando e vincendo molte regate. E puntualmente lasciando ad altri i trofei, la “ferraglia”, come dice Cino.
Quando in Romagna si concretizzò la possibilità di partecipare alla Middle Sea Race non poteva che esserci lui a capo della spedizione. Gli altri ragazzi dell'equipaggio: Ellero Tamburini, "Sandrino" Ligossi, "Sandrone" Mattioli, Stefano Grandi, Roberto Onorati. Lo scafo fu costruito ai cantieri Sipla (poi Comar) di Renzo Zavatta ed Eolo Mambelli ma si era un po' in ritardo sulla tabella di marcia. «La barca», racconta Cino, «non era ancora finita. La caricammo su un tir per raggiungere Napoli e mi portati dietro Fiumicelli, uno bravo del cantiere per gli ultimi ritocchi».
Sulla rotta Napoli-Messina vengono completati i lavori a bordo, soprattutto falegnameria. Viene sbarcato il bravo artigiano e si punta verso La Valletta. Zavatta nel 1968 aveva dato vita al Meteor, barca di sei metri ancora oggi usata nelle regate. Con il Comet 910 voleva fare un salto di classe. I progettisti erano il francese Finot e l'olandese Van De Stadt. Non si trovarono d'accordo e alla fine presero le distanze da quel che era venuto fuori ma prevalsero le scelte del francese.


Gli inglesi cercano il motore ma non c'è


Non c'era il motore a bordo. I cinque dell'equipaggio si erano portati dietro un fuoribordo che serviva per lo più a manovrare in porto. «Tanto incontrammo vento buono per andare a sud», ricorda il vecchio skipper.
La quarta edizione della regata, a differenza di quanto avviene oggi, prevedeva il giro in senso orario: Lampedusa, Pantelleria, Eolie e rotta su Malta passando dallo Stretto di Messina. I romagnoli per essere più leggeri lasciano il fuoribordo a La Valletta. Vento leggero, bonaccia, Maestrale, Grecale… come al solito lungo le oltre 600 miglia del percorso i marinai delle 33 barche in gara si trovano davanti un po' tutte le condizioni meteo.
La barca forlivese si comporta bene e l'equipaggio è tosto. Il Comet passa davanti a Messina e scende verso il traguardo. «C'era vento forte», ricorda Cino. «E siccome non avevamo il motore decisi di fare una rotta un po' più al largo. C'era un forte Grecale e se si fosse rotto qualcosa non volevo ritrovarmi sotto costa e senza possibilità di manovra. Dopo Capo Passero c'erano circa 20 nodi e vedo davanti la barca della marina inglese (il Sea Wraith III). Li stavamo raggiungendo, eravamo a circa un miglio. Il vento è forte. Staorzano, gli parte lo spi e si stendono sull'acqua. Noi li passiamo e riusciamo a tenerceli dietro fino all'arrivo malgrado la loro barca fosse più lunga. Gli inglesi (che alla fine arrivarono secondi) rimasero sbalorditi, qualcuno di loro pensò avessimo usato il motore ma il motore ce l'avevano i maltesi…». La rivista “Vela e Motore” del dicembre 1971 racconta che nell'ultimo tratto tra Capo Passero e l'arrivo la barca romagnola viaggia a una media di 8 nodi. Malgrado qualche problema… «Dopo Capo Passero», scrive il giornale, «Ricci passa la barra al suo numero due. Un'onda mal presa e la barca si stende sull'acqua con bulbo fuori e il timoniere a bagno aggrappato alla barra. Si tagliano le scotte e si risistema la faccenda. Ricci si riprende la barra e si fa altre sei ore di timone sotto spi». In quella situazione una barca italiana, Strale, perse il timone e dopo la richiesta di aiuto viene ritrovata, qualche ora dopo, dagli aerei del centro soccorso di Augusta.

Tabarly primo in tempo reale


I maltesi accolsero Ricci e i suoi ragazzi con un caloroso abbraccio. Erano gli anni in cui Malta si stava staccando dal Regno Unito. «Dopo la cerimonia di premiazione uscimmo dal club che si era fatto tardi e gli spazzini del turno di notte ci vollero portare in trionfo perché avevamo battuto gli inglesi!».
Tanto per calarci nell'epoca, la barca arrivata prima in tempo reale (line of honours) fu il Penduick III (17 metri di lunghezza) condotto da Eric Tabarly, una leggenda della vela mondiale. Ma con i compensi legati alle caratteristiche della barca il primo posto fu di Cino. «Se vogliamo un po' scherzare», dice Cino, «è' come Davide che batte Golia… Ma non mi sognerei mai di dire che ho battuto Tabarly. É tutto un fatto di rating. La cosa certa e bella per me è semmai che ho avuto il piacere di conoscere uno come lui».


Comunque sia per Cino quella fu una vittoria importante che diede il via ad altrettanti bei successi. E il Comet 910? La barca partecipò ad altre regate e fu prodotta per 15 anni in 600 esemplari anche perché per gli standard dell’epoca (più spartani di quelli odierni) era un’ottima barca da crociera. Ma a distanza di mezzo secolo sono ancora in tanti a crederlo come ad esempio l’attrice Marianna De Micheli che col suo gatto sta girando tutta l’Italia in barca raccontando su Youtube le sue avventure.

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