Mercelli: 60 anni alla Scala per il flautista imolese

IMOLA. A non molti musicisti è stato riservato un compleanno così, ma Massimo Mercelli, grande flautista imolese con all’attivo esibizioni in ogni parte del globo, domenica 19 maggio saluterà i suoi sessant’anni sul palco del Teatro alla Scala di Milano. La festa avverrà in mezzo a tanti amici (la data è sold out), insieme ai Cameristi della Scala e Andrea Manco, primo flauto del prestigioso teatro, diretti da Wilson Hermanto, e con in platea un ospite come Michael Nyman. Il compositore ha scritto anzi appositamente per il maestro imolese e per questa ricorrenza il “Concerto per flauto n. 2”, una delle due prime esecuzioni assolute della serata.
«Questo concerto mi fa davvero piacere – commenta Mercelli – per molti motivi: infatti pur avendo suonato nelle sale più prestigiose in tutto il mondo, mi mancava proprio la Scala, che pensavo quasi fuori dalla mia portata. E invece, quella serata è arrivata da sola, ed è diventata un evento mediatico».


In che senso?
«Il concerto in realtà faceva parte del cartellone, ma la presenza di Nyman, le prenotazioni da mezza Europa e il tutto esaurito da giorni hanno portato la direzione a convocare addirittura una conferenza stampa per raccontare tutto questo».
Una grande dimostrazione di popolarità, quindi.
«Sarà perché la parola “amicizia” la dedico a pochi, ma in quarant’anni di carriera si sono costruiti rapporti di affetto e di rispetto con tante persone. In questi decenni infatti ho suonato moltissimo e dappertutto, ma ho anche cercato di contribuire a costruire reti, a fornire possibilità di benessere e soprattutto a dare opportunità ai giovani musicisti, che ne hanno invece così poche».
Non solo musicista, quindi, ma anche promotore della musica.
«È una definizione in cui mi riconosco con piacere, anche se suonare resta per me l’attività più importante e più amata».
Lei eseguirà due brani in prima assoluta: quello di Nyman e la “Sinfonietta per flauto e archi” di Krzysztof Penderecki.
«Nyman si è focalizzato sulla cantabilità e sulla espressività che caratterizzano il mio modo di suonare. Penderecki ha ripreso invece un suo brano di qualche anno fa e lo ha appositamente rifatto per l’occasione. È un pezzo misterioso, notturno, con tratti sarcastici e di forte drammaticità, impegnativo sia per l’orchestra che per il solista. Poi però proporrò anche “Contrafactus“ di Giovanni Sollima, una composizione contemporanea alla 151ª esecuzione e la prima avvenne proprio in Romagna, all’abbazia di San Mercuriale a Forlì nel 2000 per l’anno dedicato a Bach, ma che ho presentato anche alla cerimonia di chiusura dei Giochi olimpici a Sochi, nel 2014».


Lei è anche il creatore e direttore artistico di una importantissima manifestazione musicale e culturale come “Emilia Romagna festival”: cosa ci porterà la prossima stagione?
«Intanto un’inaugurazione di grande effetto, il 6 luglio, con la Filarmonica Coreana a Forlì insieme a Uto Ughi. A Tredozio, anzi, conferiremo il decimo “Premio Erf alla carriera” proprio al grande violinista, un protagonista assoluto della scena musicale delle ultime tre generazioni! E poi ci saranno tante sorprese, ma le sveleremo alla conferenza stampa del 17 maggio, a Bologna».


Se Massimo Mercelli facesse un bilancio dei suoi 40 anni di carriera, cosa direbbe, ora che da poche settimane è anche “honorable member” dell’European Festivals Association, il più importante network internazionale di festival?
«Che ancora oggi sono quasi meravigliato di quello che è successo: quando scelsi di studiare il flauto, infatti, pensavo che avrei insegnato alla scuola media e che quella sarebbe stata la mia vita. Per questo, ho cercato di ridare alla musica almeno una parte di quel moltissimo che ho avuto. Ed “Erf” è stato ed è per me anche un modo per fare qualcosa per la comunità, per creare occasioni: mi angoscia l’idea di quel misero 0.037 % dei diplomati in Conservatorio che trova lavoro nel suo ambito, per questo pensare e realizzare opportunità per i giovani, lo sento come un mio compito. Anzi, un dovere».

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