Meravigliosi Muti e Wiener, il ritorno alla normalità è un valzer

“Cosa volete? Un valzer? L’abbiamo preparato per voi!”, quasi scherza Riccardo Muti. È il Kaiser-Walzer di Johann Strauss, un bis forse scontato se sul palcoscenico ci sono i Wiener Philharmoniker, ma che arriva sorprendente... una sorta di “capodanno” di una ripresa, di una rinascita, che parte proprio da Ravenna. Perché oggi sarà a Firenze, domani a Milano, ma intanto, ieri, è nella nostra città che l’orchestra più prestigiosa del mondo ha dato inizio alla piccola e intensa tournée italiana che la vede, per la prima volta dallo scorso autunno, esibirsi non più solo in favore di telecamere ma di fronte a un pubblico vero, ridotto e scaglionato in ben due concerti, ma pur sempre un pubblico in carne e ossa.

Un pubblico di quelli di cui avverti il respiro, il lieve colpo di tosse, ma anche il trasalire e lo stupore di fronte a momenti che, come è accaduto ieri sul palcoscenico del teatro Alighieri, rasentano la perfezione.

Inno alla vita che ritorna

Dunque, un “eccezionale” ritorno alla normalità, un inno solenne all’abitudine alla grande musica e al teatro, che si è svelato subito a chi, arrivando a teatro con l’anticipo che si addice alle entrate “distanziate”, ha incontrato nelle strade del centro alcuni dei musicisti viennesi, già pronti per il concerto, passeggiare gustando un gelato... Quello che dovrebbe essere, e che presto, forse, sarà.

A Ravenna festival i Wiener sono stati tante volte, per la precisione dieci prima di questa che vuole essere un’anteprima della 32° edizione al via il prossimo 2 giugno.

Una sorta di consuetudine che si deve al rapporto profondo e cinquantennale con Riccardo Muti, Che ieri li ha diretti con gesto che quasi potremmo definire denso e gioioso: prima nell’ouverture di Mendelssohn “Calma di mare e viaggio felice”, poi (per il concerto delle 17) nella Quarta sinfonia di Robert Schumann. L’orchestra respira con lui, non è facile dar conto della grana del suo suono, delle infinite sfumature dinamiche di cui è capace, degli slanci e dei trattenuti, della trasparenza della trama timbrica, della perfezione delle lunghe arcate, delle straordinarie emersioni solistiche – il primo violoncello su tutti... Muti dipana il filo invisibile di una danza sospesa e i musicisti ne colgono ogni cenno, ogni minima inflessione. Ascoltarli, un privilegio.

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