«Siamo stati etichettati per anni come i nemici dei balneari. Invece la nostra proposta di legge era la più vantaggiosa per la categoria». Maurizio Melucci, assessore al turismo e al commercio nella Giunta Errani (2010-2014) entra nel merito delle concessioni in scadenza il 31 dicembre prossimo. E lancia un monito: «Quando nel 2011 fu avanzata, su accordo Regioni-Governo Berlusconi, l’ipotesi normativa di regolamentazione delle gestioni balneari nel rispetto delle nuove direttive europee – spiega Melucci –, furono inseriti diversi capitoli che avrebbero avvantaggiato gli attuali gestori. E parlo del riconoscimento, nei bandi di gara, del valore commerciale dell’azienda, della professionalità acquisita e perfino dell’interesse collettivo attraverso il servizio di salvamento e di pulizia della spiaggia. Riconoscimenti importanti del lavoro svolto dai bagnini – osserva ancora l’ex assessore regionale – che invece, a causa delle varie sentenze che si sono succedute nel tempo, da quella della Corte costituzionale che ha bocciato ogni possibilità di proroga perché contraria ai dettati europei, a quelle del Consiglio di Stato, oggi non potranno più essere contemplati».
La barra a dritta
Tutta colpa, secondo Melucci, delle retromarce effettuate dall’allora ministro al demanio e ai rapporti con l’Europa, Raffaele Fitto «che delegando l’intera materia alla presidenza del Consiglio, decretò l’affossamento della legge» e dalle giunte regionali dell’epoca «che si adeguarono alle dure proteste dei balneari che chiedevano il mantenimento dello status quo». Tutte tranne una: «L’unica Regione a tenere la barra dritta su quella proposta legislativa fu quella dell’Emilia Romagna, col presidente Errani – sottolinea l’esponente Dem –. Nella ferma convinzione che fosse l’unica proposta valida per gli operatori, che invece ora dovranno accontentarsi di quello che c’è. Mentre – stigmatizza – il problema si poteva risolvere 12 anni, quando i balneari tacciarono quella legge col termine “le aste coi paletti” invocando il “fuori le spiagge dalla Bolkestein”».
Il cambio di posizione
Non risparmia nessuno l’ex vicesindaco di Rimini e assessore regionale, dalla «politica miope che invece di fare gli interessi collettivi ha deciso di sostenere i privilegi di una lobby di potere come quella dei balneari», all’attuale Giunta regionale che «con l’elezione del presidente Stefano Bonaccini e dell’assessore al demanio e turismo Andrea Corsini, nel 2014, si è allineata in difesa degli attuali concessionari». Fino ad arrivare a lanciare una proposta di legge quadro, basata su sei punti: «Salvaguardia della tipicità della gestione degli arenili italiani caratterizzata da micro e piccola impresa, libertà di accesso al mare in tutte le situazioni, canone demaniale uguale su tutto il territorio nazionale a parità di posizionamento economico della spiaggia, proposta di investimento, durata della concessione parametrata agli investimenti previsti e aumento del numero delle spiagge libere».