«Non è colpa sua. La denuncia che gli ho fatto l’ho pure ritirata. Ero io che l’aggredivo. Voglio che me lo ridiate a casa. Lo voglio sposare. Mi manca. Ho bisogno di lui...».
Un’udienza choc, almeno per le dichiarazioni della presunta “vittima” e per quelle che erano le attese prima che entrasse in aula a deporre come parte lesa.
Lei, 30enne, denunciando più volte lui (che di anni ne ha più di 40) ne aveva causato dal mese di luglio scorso la carcerazione preventiva in attesa di giudizio. Ieri , però, davanti al collegio giudicante del presidente Monica Galassi (a latere i giudici Marco de Leva e Ramona Bizzarri), rispondendo alle domande del pm Vincenzo Bartolozzi e della difesa dell’uomo accusato di stalking e lesioni (avvocata Sara Genta del foro di Bologna), non ha “solo” ritrattato le accuse, ma si è anche auto accusata di essere stata la causa della carcerazione «del suo uomo».
«Soffro da tempo di bipolarismo e schizofrenia - ha detto la donna in aula - alla quale associo molto spesso l’alcol e l’uso di droghe come crack e cocaina. Sono seguita dal centro di salute mentale. Ed in quel periodo avevo smesso di prendere gli psicofarmaci che mi sono necessari e che ora ho ripreso a prendere. Ero sempre ubriaca... Lui non c’entra».
Il periodo che indica è quello dell’estate scorsa. Quando nel mese di luglio l’uomo venne arrestato con accuse gravissime: aver picchiato più volte la compagna e convivente e averla minacciata e ferita con un coltello e un paio di forbici. Ma anche averla trascinata per i capelli ed aver cercato di buttarla dalla finestra di casa.
«Sono qui per assumermi tutte le mie responsabilità, lui non c’entra - ha spiegato ai giudici la 30enne -. Conviviamo da settembre 2024 ma tutte le volte che c’è stata una lite ed uno scontro è sempre stata solo colpa mia. Ero io ad arrabbiarmi oltre misura e a scagliarmi contro di lui, mentre lui voleva solo trattenere le mie sfuriate e i miei tentativi di aggredirlo».
Denunce che si sono sommate nel tempo al punto che a giugno l’uomo aveva ricevuto un ordine di non avvicinarsi alla donna. Con i due che invece continuavano a vivere insieme e a litigare anche in strada davanti a testimoni. Così quell’ordine del giudice di starle lontano è diventata nel giro di un mese un’ordinanza di custodia in carcere: «Le ferite refertate in pronto soccorso? Me le sono fatte da sola...Il tentativo di buttarmi dalla finestra di casa in realtà me lo sono inventato traendo spunto dai miei deliri. Perché ricordo che una volta ho cercato di suicidarmi così, ma lui una cosa del genere non l’ha mai fatta. Le minacce con coltello e forbici? Guardate. Ero solo molto arrabbiata quando ho denunciato. Tant’è che poco dopo aver sporto denuncia l’ho pure ritirata. Io gli voglio bene. Ho bisogno di lui. Voglio sposarlo. Mi piacerebbe tanto riaverlo a casa. Lo riprendo a casa anche oggi se me lo lasciate...»
L’uomo giunto in udienza a Forlì ammanettato dal carcere, ora avanzerà tramite i suoi legali, una richiesta di scarcerazione, stante le dichiarazioni di quella che formalmente la parte lesa a processo.
Una deposizione, quella della vittima, che comunque dovrà essere vagliata con attenzione da Procura e giudici. La donna, che si è autodefinita invalida al 100% dal punto di vista psichiatrico, non è chiaro quanto possa discernere le accuse fatte in passato e le smentite fornite ieri. Nella prossima udienza di novembre verranno ascoltati gli operatori di pubblica sicurezza intervenuti per sedare le liti tra la coppia.