Meldola, l'Irst ricorda Amadori a due anni dalla morte

Due anni difficili per l’Irst Irccs. Senza una figura fondamentale come Dino Amadori, “anima” dell’Istituto scientifico romagnolo per la ricerca e la cura dei tumori, e con un ospite indesiderato come il Covid da lasciare fuori dalle porte. Proprio in questi giorni (era il 23 febbraio) è stato ricordato il secondo anniversario della scomparsa del professor Amadori, un maestro come lo chiamano tutti i colleghi che hanno incrociato la loro strada con l’oncologo.

«Purtroppo in questi due anni non abbiamo potuto fare dei momenti ufficiali – sottolinea il direttore generale dell’Irst Irccs, Giorgio Martelli – stiamo pensando di fare un convegno, ma anche per il 23 febbraio avremmo voluto avere un momento di celebrazione, rinviato perchè l’emergenza sanitaria solo adesso sta allentando la morsa. Così abbiamo avuto sia il consiglio di amministrazione sia l’assemblea dei soci, nel corso dei quali abbiamo ricordato Amadori; a seguire poi una celebrazione intima con i colleghi, alcuni presenti in istituto e tanti collegati on line, con una breve cerimonia religiosa con il nostro parroco di Meldola, al termine della quale diversi operatori hanno ricordato un episodio per raccontare il professore. È stato un momento molto toccante perché Amadori non era solo un uomo di scienza, di cultura, di medicina, ma un maestro di vita. D’altra parte dentro l’Irst tutto parla di Dino Amadori, era una figura all’avanguardia, aveva una visione verso il futuro, tante iniziative sono nate con lui: dall’oncologia di precisione, all’accoglimento, alla prevenzione, dall’alimentazione, al moto, alla cura e alla qualità della vita, per non parlare del Registro dei tumori. In tutte le cose che facciamo ci sono i suoi insegnamenti. D’altra parte se l’istituto è intitolato a lui, un motivo ci sarà: lo ha pensato, voluto, cresciuto lui».


Due anni senza Dino Amadori, ma anche due anni a difendersi dal Covid. «Un periodo difficile come per tutti – ammette Martelli –. Il nostro obiettivo è stato quello di mettere delle barriere per non fare entrare il virus, perché qui ci sono persone fragili. Soprattutto nel periodo pre-vaccinazione era fondamentale tenere fuori il virus: per questo abbiamo attuato tutta una serie di iniziative contro il Covid: dal triage all’accettazione, dalla limitazione alle visite, ai controlli accurati per chi entrava, alle rigide regole tra gli operatori, dalla riduzione delle prestazioni in presenza alla telemedicina, fino allo smart working. Devo dire che è andata bene . Nella prima ondata abbiamo avuto pochi casi, nella secondo con la variante più contagiosa qualche operatore è stato colpito, ma si tratta di episodi sporadici, non abbiamo avuto cluster interni».

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