Meglio i ladri di giornali che i ladri di notizie

Ha approfittato di una piazza Cavour deserta all’alba, e delle due edicole dirimpettaie chiuse in contemporanea, per rubare la “mazzetta” dei quotidiani destinata ai colleghi del Resto del Carlino. Una selezione della stampa su carta destinata alla redazione come strumento di lavoro (peraltro ridotta rispetto al passato perché sostituita con le edizioni on line sul cellulare).
Ieri mattina il giornalista che è arrivato per primo ha trovato soltanto la fascetta, spezzata, che teneva insieme i quotidiani ed è rimasto perplesso. Va bene che non siamo in Alto Adige, dove quando il lettore trova l’edicola chiusa ha l’abitudine di servirsi da solo mettendo i soldi in una cassettina, ma l’idea del furto non l’ha sfiorato (si occupa di cronaca bianca e non ha la deformazione professionale del nerista). Solo dopo una breve indagine tra i bar e le attività della piazza («Il distributore vi ha lasciato la nostra “mazzetta”?») si è arreso all’evidenza e ha comunicato ai colleghi: «Il Carlino oggi è andato a ruba».
Il ladro di giornali, però, può stare tranquillo: non è stato denunciato. Eppure smascherarlo non sarebbe stato difficile: non tanto per le telecamere presenti in centro, quanto per la mazzetta sotto al braccio. Una volta erano in molti, specie i politici. Ci piace pensare allora che quella dei colleghi sia stata una scelta romantica. «Ma sì, si goda pure la lettura». C’è molto peggio in giro, infatti, dei ladri di giornali: i ladri di notizie. Galoppini e portaborse impegnati a redigere di buon mattino dettagliatissime rassegne stampa interne in “pdf” per amministratori, dipendenti di enti pubblici, uffici privati e perfino forze dell’ordine. Siti web locali o gruppi Facebook che, in spregio alla deontologia professionale e al buon senso, saccheggiano fin dall’alba (lo sconosciuto di piazza Cavour è un dilettante) le notizie esclusive delle edizioni cartacee del Corriere e del Carlino senza citare la fonte, né limitarsi a brevi sintesi. Si assiste, negli ultimi tempi, addirittura alla retrodatazione della notizia su internet, nel tentativo di ingannare almeno gli utenti se non gli algoritmi. Parassiti, qualcuno senza scrupoli, che prosperano sul lavoro di professionisti dell’informazione. La pirateria dei giornali imperversa nell’indifferenza generale. E non è solo confinata ai “bot” di Telegram o ai gruppi Whatsapp. Si vedono e si ascoltano rassegne stampa “ufficiali”, televisive e radiofoniche, che sistematicamente infrangono la regola che vieta la lettura degli articoli per più di pochi secondi. E non è un caso che contro il diritto di autore, contro gli informatori professionali, contro il giornalismo in generale, si schierino sempre le stesse forze che in nome della “disintermediazione” e del digitale, intendono combattere i “fatti” in favore delle “interpretazioni” (da giocarsi poi a colpi di clic e “meme”).
Peggio dei ladri di notizie, a pensarci bene, ci sono i ladri di libertà. Quelli che pretendono di imporre tagli e bavagli, pronti però a favorire i fenomeni di cui sopra, a giustificare ogni scorrettezza nei riguardi di chi informa con scrupolo e professionalità. Viva il ladro di giornali, quindi: uno che, al contrario di altri, dimostra almeno di rispettare il valore di un prodotto fatto di inchiostro e sudore.

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