Mecozzi: «Passo San Valentino con la mia morosa di sempre: la musica»

RIMINI. Federico Mecozzi da Bologna in volo per la capitale britannica, Londra, suo primo concerto post Brexit. È da questo Regno alquanto disUnito che il violinista parte con il suo tour europeo, proprio oggi, San Valentino.
Federico, ti regali un San Valentino con la tua innamorata di una vita, la musica…
«Il migliore possibile, a Londra poi, una serata romantica!».
Tu riesci a vedere le città dove suoni o vai sempre di fretta?
«Tendenzialmente non c’è mai troppo tempo per vedere. A volte c’è qualche giorno di stacco ed è bello scoprire cose nuove. Poi c’è il fattore stanchezza, il bisogno di riposarsi. Ma la mentalità in tour non può essere quella del turista».
Sarebbe il tuo primo tour europeo, se non fosse che tu calchi i palchi di tutto il mondo da anni con Ludovico Euinaudi. Com’è essere il frontman, cambia la prospettiva? Ci sono più responsabilità?
«Cambia totalmente, la responsabilità è molto maggiore, sei al centro del palco, c’è tensione perché vuoi dare sempre il massimo. Non che non dia tutto anche con Einaudi ma è diversa l’emotività quando proponi la tua musica».
Come cambia il pubblico e le sue reazioni nei diversi Paesi?
«Cambia anche molto, rispecchia la cultura locale e il clima, il carattere dei popoli: per esempio in Spagna percepisci il calore latino. In Inghilterra c’è un pubblico meraviglioso ma l’approccio è diverso. In estremo Oriente sono molto più pacati, ma è una loro forma di espressione del rispetto».
Come definiresti la tua musica e perché ha tanto successo?
«È sempre difficile definirla, un mix, un incontro di tanti mondi musicali che mi appartengono, dalla classica al pop, dall’etnica all’elettronica. So che arriva alla gente, soprattutto dal vivo, il momento più importante per un musicista, una prova vera perché l’emozione ti mette in comunicazione con chi ti ascolta, siamo tutti collegati, e vedere che funziona è davvero bello».
Ci racconti della tua band?
«Sono fedelissimi da sempre, siamo in cinque: Massimo Marches alle chitarre; Stefano Zambardino alla tastiere; Tommy Graziani, batterista incredibile; Veronica Conti, violoncellista giovanissima che in alcune tappe sarà sostituita da Anselmo Pelliccioni. Altra figura fondamentale è Cristian Bonato al mixer: è il produttore del mio disco».
Sei esigente come artista? Controlli personalmente tutto, dagli strumenti all’amplificazione o demandi ad altri?
«Mi piace seguire il più possibile ogni aspetto, con molta cura e attenzione, l’ho imparato da Einaudi. In questo Cristian mi aiuta molto, c’è fiducia totale tra noi».
E in camerino chiedi lo champagne o la piada?
«La piada mi manca, ma non sono esigente, mi accontento di avere uno spazio tranquillo per scaldarmi; mi esercito nei bagni, di solito lì l’acustica è più generosa…».
Come sta andando il tuo primo album “Awakening”? Sta ricevendo l’attenzione che ti aspettavi?
«Assolutamente sì, e non era scontato, tanti gli ascolti su Spotify: sono soddisfatto e motivato».
Il 16 maggio si terrà al Galli un evento speciale: le musiche di “Awakening” totalmente rielaborate per orchestra sinfonica. Sul palco sarai con l’orchestra sinfonica Rimini Classica. Saprai che a Rimini ti aspettano così in tanti che la prima data è già sold out…
«Questa è una bellissima gratificazione, io ho sempre percepito grande affetto a casa, già dalla prima presentazione. Questo ritornare a chiusura di un ciclo è molto importante per me, per questo ho voluto qualcosa di speciale per i riminesi: un’orchestra di 50 elementi!».
Dopo il tour che progetti hai?
«Continuerò a suonare con Ludovico in giro per il mondo».

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