Un nuovo, inedito sguardo su Marcel Proust al centro del nuovo incontro delle “Conversazioni d’arte in galleria” per l’11ª edizione de “I maestri e il tempo”, rassegna promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, dedicata a chi voglia contemplare con radicalità e ampiezza di sguardo la storia dell’arte, a cura di Alessandro Giovanardi.
Quest’oggi alle 17.30 al salone delle Feste della galleria Buonadrata (Corso d’Augusto, 62, ingresso libero), appuntamento con il romanzo “Come la bestia e il cacciatore. Proust e l’arte dei conoscitori” (Officina libraria), presentato dall’autore, lo storico dell’arte ravennate Mauro Minardi.
Specialista di pittura italiana del tardo Medioevo e del Rinascimento, già autore della monografia “Paolo Uccello” (24 Ore cultura, 2017), Minardi, ha svolto nel corso dell’ultimo decennio esperienze di ricerca presso Villa I Tatti, The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies di Firenze, e il Metropolitan Museum of Art di New York.
Alla vigilia del centenario della scomparsa del grande romanziere francese, Minardi vuole offrire un diverso modo di guardare all’autore della “Recherche”. Che cosa accomuna fra loro Proust, Balzac, Sherlock Holmes e i protagonisti della nuova arte dell’attribuzione tra XIX e XX secolo come Giovanni Morelli e Bernard Berenson? Lo sguardo e il fiuto.
L’autore vuole entrare nel profondo attraverso le fessure di dettagli nascosti, indizi impercettibili, scrutare con l’attenzione del curioso o della spia, del detective o del conoscitore d’arte, con la spietata brama del cacciatore in agguato sulla preda. Rileggendo la “Recherche” a fianco dei testi di autori come quellli citati si scoprono spazi ove il potere d’intuizione diviene chiave di lettura e interpretazione del reale, sia che si tratti della natura umana o dell’assegnazione di un quadro.
Navigando negli ambienti cosmopoliti della cultura e della società del tempo, tra scrittori e intenditori, artisti, mercanti ed esteti della Belle Époque, questo libro, aperto ad un pubblico di non soli addetti ai lavori, incastona Proust e la sua opera in un tessuto inedito e di grande fascinazione. Dove la sensibilità del grande romanziere emerge con le sue mille domande, compresa quella sulla critica d’arte rappresentata in quegli anni dalla carismatica personalità di Berenson: uno Swann più impegnato e acuto di quello letterario, che dello scrittore ha lasciato uno dei ritratti più forti e impietosi.