Maurizio Orlandi: "Venerdì compio 67 anni e ho festeggiato segnando un gol"

Calcio

Sabato scorso Olimpia Crocetta-Diavoli Rossi è terminata 3-2, prima vittoria stagionale per il Crocetta nella 14ª giornata del campionato Uisp. Il gol della vittoria lo ha segnato su rigore Maurizio Orlandi, che negli Anni 70 giocava in serie A e nel terzo millennio fa e stesse cose di sempre: prepara la borsa e va a giocare a calcio, fiero del fatto che venerdì gli anni diventeranno 67.
Orlandi, come ha segnato su rigore?
«Il portiere si è buttato a sinistra, io ho aspettato, l’ho guardato e poi ho tirato a destra».
Che clima trova nei campionati amatoriali?
«Ogni tanto incontro giovani arroganti e maleducati in campo e per fortuna riesco a tacere e pensare solo a giocare, altrimenti alla mia età cadrei nel ridicolo a litigare con chi potrebbe essere mio nipote. Mi scoccia vedere certi comportamenti, dopotutto saremmo lì per giocare a pallone e divertirci. Però in fondo li capisco».
In che senso?
«Nel senso che il più delle volte, quando ci parli ad uno ad uno, ti rendi conto che non sono ragazzi cattivi, ma pagano una insicurezza di fondo. In molti non hanno certezze per il futuro e posso capire che non sia facile essere un giovane al giorno d’oggi. Poi ci sono anche tanti lati positivi in questo mondo: dieci giorni fa abbiamo giocato nel Forlivese e tanti avversari alla fine mi hanno fatto i complimenti quando mi hanno sostituito».
Sabato scorso invece l’ha giocata tutta?
«Certo che sì, fino alla fine».
Nel suo ruolo di centrocampista?
«Macchè, numero 9. Forse l’allenatore non sapeva dove mettermi… In campo, uno degli altri mi ha avvicinato e mi ha detto: “Scusa Orlandi, ma di solito col tempo non ci si sposta più indietro a giocare?”. Invece io faccio il falso nove, si dice così vero?».
Quanti allenamenti fa alla settimana?
«Allenamenti? Non scherziamo, già è dura recuperare in 48 ore, che questa sera (ieri sera, ndr) gioco nell’Over 35 con il Fiorenzuola. Mi limito alle partite».
E per tenersi in forma? Va in palestra?
«Solo se devo recuperare da un problema fisico. Sono iscritto a una palestra ma non so nemmeno se userò tutti gli ingressi. Andare in campo è un’altra cosa, ovviamente tenendosi sempre controllati».
Quando ha iniziato a giocare a calcio?
«A 5 anni, da bambino, nei prati sotto casa».
Ha mai passato un anno senza giocare a calcio?
«Macchè. Poi mi è rimasto il tarlo da professionista: se si gioca di pomeriggio, a mezzogiorno a pranzo mangio un piatto di riso o una fetta di crostata, fine. Se si gioca alla sera, un po’ di crostata verso le 18. Di solito arrivo prestissimo al campo, almeno un’ora e un quarto prima. Dieci giorni fa non riuscivo a trovare il campo di gioco non era nemmeno su google maps. Sono arrivato alle 14.15 e alle 14.30 stavo giocando. Ho pensato: “Se non mi viene un infarto oggi…”. Non mi è venuto».
Tra Over 35 e Uisp, quante partite ha giocato in questa stagione?
«Direi 20-25. È una passione a cui non rinuncio, cercando di conciliarla col lavoro, visto che esco dall’ufficio poco prima delle 8 di sera».
Ha mai detto la frase: “Questo è il mio ultimo anno”?
«Ogni volta che qualcuno me lo chiede, rispondo che ho appena firmato un quinquennale… Finché il fisico regge e finché non mi rendo conto di cadere nel ridicolo, vado avanti. Oltre a tenersi controllati, è tutta questione di testa».
E anche di fisico. Lei ha mai fumato?
«Dai 25 ai 32 anni, poi ho smesso in fretta».
Ogni tanto beve?
«L’unica “ciucca” della mia vita risale alla promozione in A col Lecce, quando per scommessa mi feci fuori due grappe ravvicinate. Ora mi concedo una birra al sabato sera con la pizza e un raro bicchiere di vino ogni tanto».
Quando esce con la borsa, non si chiede mai: “Ma chi me lo fa fare?”
«A volte sì, soprattutto d’inverno, quando esco di casa e ci sono 2 o 3 gradi sottozero. Sì, in quei momenti me lo chiedo».
E cosa si risponde?
«Beh, che ormai la borsa l’ho fatta, mi tocca andare».
Visto il gol e la prima vittoria, le tocca pagare i pasticcini?
«Fino a due settimane fa perdevamo regolarmente prendendo un sacco di gol e mi scocciava: se fai parte di una squadra ti deve scocciare. I pasticcini mi sa che mi tocca portarli, visto che venerdì è pure il mio compleanno: sono cose che fanno spogliatoio e il divertimento in fondo sta proprio lì».

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