Maturità, la normalità “esibita”

Editoriali

Da pochi giorni è stato reso noto che la Maturità tornerà a regime, come ai tempi prima del Covid. L’esame avrà inizio – fa sapere il Ministero – il 22 giugno alle 8.30. Tutto come nel 2019: prova di italiano, seconda prova sulle discipline di indirizzo e poi prova orale. Senza entrare nel merito dei contenuti, l’impressione è che da parte del Ministero ci sia voglia di tornare alla normalità il più in fretta possibile. Avere indicato anche l’ora sembra voler affermare la certezza (granitica!) che ormai il peggio è passato.

Covid, lockdown e Dad ce le siamo messi alle spalle. Forse, è più una normalità ‘esibita’ che reale. Un po’ come gettare il cuore oltre l’ostacolo. Viene detto che la “classe 2003” ha vissuto anni difficili e forse meritava qualche attenzione particolare e un po’ più di morbidezza istituzionale. Vero è che l’aspettativa, in un’Italia dove tante categorie hanno avuto qualche sconto, era che si potesse fornire qualche attenuante ai maturandi e magari posticipare all’anno prossimo la prova “normale” (che poi è così solo dal 2019: per molti è più normale il Covid). Probabilmente, nella pratica ci sarà qualche attenzione e qualche aiutino, così, guardando alla sostanza, si salveranno anche le apparenze e le forme.

Ma cosa accadrà alla quinta di quest’anno, “la classe del 2003”, che tanti svantaggi ha dovuto subire? Bill Clinton rimase orfano di padre a tre mesi e crebbe in una nuova famiglia attraversata da povertà e alcolismo. Barack Obama fu tirato su in gran parte dalla nonna. La “classe del 2003” parte con un piccolo peso al piede, ma può fare tanto nel mare della vita. Ha già fatto capire la sua tempra arrivando fino a qui. La classe del 2003 ha gli anticorpi.
Antonio Maturo, Professore di Sociologia della salute, Campus Romagna, Università di Bologna

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