Matilde Brandi al Mamì Bistrot di Rivabella

I più giovani, gli sportivi soprattutto, la conoscono più quale volto Mediaset ma lei, Matilde Brandi, è anche e soprattutto ballerina, showgirl e docente di danza, nonché direttrice artistica dell’omonima accademia di Ponte Milvio a Roma. Ed è a lei che affida il ruolo di consulente il Mamì Bistrot di Rivabella.

«La danza è da sempre il filo conduttore della mia vita – dice –: quand’ero bambina volevo fare la ballerina classica. Dopo aver preso il diploma da ballerina a Roma, a 19 anni la mia vita è cambiata all’improvviso quando Gigi Proietti mi scelse in un casting per un suo show televisivo, Club ’92. Da quel momento la danza è diventata anche il mio lavoro» confessa.

Fra i volti più noti dello spettacolo italiano, quando gli impegni glielo consentono Matilde torna a indossare le scarpette da ballerina e, nella sua Accademia conduce personalmente le lezioni: «Adoro lavorare con le allieve più piccole, bimbe di 3-4 anni».

Quella di venerdì 29 luglio al Mamì non sarà un’ospitata come tante. La showgirl romana sarà presente per offrire la sua consulenza artistica agli eventi del calendario estivo con l’obiettivo di difendere lo spettacolo dal vivo e ribadire il suo sostegno a tutte quelle realtà dell’entertainment che, al di là delle mode del momento, continuano a proporre format tradizionali investendo risorse ed energie sul teatro di rivista, il cabaret e il musical. Per Brandi, più che un lavoro una crociata culturale.

«In Italia la figura della ballerina è ancora troppo bistrattata. Nell’immaginario collettivo non c’è differenza fra cubista e performer, e invece esiste una distanza abissale tra chi fa immagine e chi, invece, decide di avere un approccio accademico a questa professione. Certi percorsi durano anni e si completano solo dopo tanto studio e tanti sacrifici. Il problema è che anche il mondo della televisione ha spesso premiato più le belle ragazze che le artiste con preparazione tecnica. Per carità, sappiamo che certi programmi hanno bisogno di leggerezza, ma il grande pubblico deve saper distinguere una ballerina improvvisata da un’allieva diplomata».

«I miei miti? Le grandi ballerine degli anni 80 e 90 come Alessandra Ferri, Sylvie Guillem o Svetlana Zacharova, artiste che hanno lasciato il segno diventando degli esempi da emulare. Io stessa, che pure ho fatto anche un Grande fratello, mi reputo una soubrette pura, una “piccola Carrà” con tutto il rispetto per la grande Raffaella, un autentico mostro sacro della nostra tv».

E conclude: «Bisogna avere sempre il coraggio di scommettere sugli spettacoli dal vivo perché certi format, se c’è la qualità, non moriranno mai».

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