MasterChef: il fotografo cesenate conquista il grembiule bianco

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"Le mie tra grandi passioni? La fotografia, la barca a vela e la cucina". Il 33enne fotografo cesenate Francesco Girardi ha conquistato Masterchef ottenendo il grembiule bianco. Francesco si è presentato ambizioso e determinato a conquistare il grembiule bianco con il suo nome ad ogni costo. Con “Gnocchi di seppia”: gnocchi di seppia con ragù di tentacoli su nero di seppia e salsa di zucchine, è riuscito nel suo intento. "Oh, ma lui è più grosso di te", ha detto Bruno Barbieri ad Antonino Cannavacciuolo, mettendoli a fianco... Girardi ha raccontato una adolescenza dolorosa e difficile ("i miei genitori sono morti in un incidente quando avevo 13 anni") conquistando la giuria non solo per le doti culinarie, ma anche per la spontanea umanità che trasmetteva.

La mostra fotografica per strada sulla guerra in Ucraina

Da fotoreporter sensibile al mondo circostante, nel marzo scorso, dopo una settimana al confine tra la Polonia e l’Ucraina, Girardi aveva deciso di condividere con la città alcuni degli scatti fatti in quei giorni. In marzo ha infatti allestito una mostra su strada, usando la rete che circonda l’ex Mercato Ortofrutticolo a ridosso dell’incrocio semaforico.


«Due settimane fa - aveva raccontato - sono partito con un amico polacco verso il confine e sono rimasto lì per una settimana. La settimana prima stavo lavorando al Verdi, mentre fotografavo gente che giustamente si stava divertendo, mi è presa una sensazione di malessere. Mi faceva strano essere lì». Quando descrive quella sensazione ride e prendendosi un po’ in giro sintetizza: «Ho sentito la chiamata, per dirla alla cattolica. Ho visto la luce, per dirla alla Blues Brothers». Determinato ad andare a vedere di persona, racconta di aver preso contatti con parenti ed amici. Alla fine il viaggio lo ha fatto insieme a un amico di origini polacche, fotografo come lui, che vive a Pinarella: «Dormivamo a casa sua ed ogni giorno andavamo al confine che distava un’ora di macchina».
Dell’esodo dei profughi ucraini ha deciso di raccontare la bellezza: «I media si sono concentrati soprattutto sul dramma, che c’è ed è importante raccontare. Io però volevo raccontare le cose belle, i momenti felici, perché ci sono anche quelli ed a volte sono semplici come l’arrivo di un carico di bolle di sapone. Le foto che ho scelto per la mostra che ho improvvisato davanti al mio studio, sono tutte di persone che mi stanno guardando a cui ho chiesto se potevo scattare una foto. Quello scambio di sguardi, era quello che cercavo. In quegli occhi rivedevo quelli di mia nonna quando mi raccontava dei bombardamenti della 2ª guerra mondiale».
Era la prima volta che faceva un’esperienza del genere: «Sono stato in situazioni difficili, ma mai così vicino a una guerra e mai mi era capitato di sentire una guerra così vicina. Quello che ho trovato là è il cuore europeo delle persone, avevo smesso un po’ di crederci, l’ho trovato là dove persone da tutta l’Europa stavano andando per dare una mano».
L’idea della mostra è nata nel viaggio di ritorno: «Guardo quella rete da sette anni, mi sono sempre detto che avrei voluto farci qualcosa. Ho chiesto aiuto ad Andrea Rossi per avere il permesso del Comune e ho coinvolto un po’ di amici. L’ho voluto fare con loro perché in quei giorni in cui mi sono attivato un po’ di più sui social ho visto come avere qualcuno che conosci in quei posti è come se rendesse tutto ancora più vicino. Coinvolgerli era anche un gesto simbolico, come la scelta di montare le foto di notte: volevo ci fosse l’effetto sorpresa al mattino».

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