Massimo Zamboni pubblica "La mia patria attuale": l'intervista

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A dieci anni di distanza dal suo ultimo progetto, è uscito “La mia patria attuale”, nuovo album di Massimo Zamboni, musicista reggiano noto soprattutto per la sua avventura al fianco di Giovanni Lindo Ferretti nei Cccp e nei Csi, dei quali era chitarrista e principale autore. Con il suo lavoro ha ispirato molta della scena rock e d’autore di fine secolo scorso, e ha pubblicato dieci libri.

Zamboni, cominciamo dal suo concetto di patria, intorno al quale ruotano tutti i brani del disco.

«Ho sempre cercato di dare titoli che facessero riflettere e dessero giustizia e valore a quel che il titolo propone. In questo caso è una parola difficile da affrontare, su cui rifletto da lungo tempo, spostando le coordinate dalla Mongolia a Berlino all’Unione Sovietica e alla provincia di Reggio Emilia (si riferisce a noti lavori con le band e come solista, ndr). Adesso parlo dell’Italia, che è una patria difficile da trattare, perché fatta di regionalismi, e usata da molti per fini poco nobili. Per questo, dal dopoguerra a oggi, il concetto di patria italiana è andato via via scomparendo».

La seconda parola del titolo è “attuale”: significa “temporanea”, nel senso che la sua adesso è l’Italia, ma in passato e in futuro potrebbe essere altra?

«Effettivamente è una parola che si presta a diverse interpretazioni, ma non è questo che ho voluto intendere. Mi riferisco piuttosto al fatto che la patria è attuale nel senso di “reale”, delimitata da confini precisi: c’è e chiede sacrifici e impegno ai propri cittadini».

Trent’anni fa Franco Battiato dedicò un brano alla patria, diventato poi un vero inno generazionale (“Povera patria”): c’è qualche parallelo tra quella canzone e il suo album?

«Essere accostato a Battiato è un grande onore, ma non è stato l’unico a parlare di patria: ricordo anche De Gregori o Vasco Brondi. Direi piuttosto che è un concetto che ogni tanto ha bisogno di emergere, soprattutto in questi giorni in cui stiamo per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Speriamo che sia un personaggio autorevole e responsabile».

Ascoltando il disco vengono alla mente tanti riferimenti artistici: dalle sue band precedenti (Cccp e Csi) a De André e Capossela, oltre ai già citati Battiato e Vasco Brondi. Considerando il suo lungo, innovativo e a tratti rivoluzionario contributo alla musica italiana, non pensa che non siano loro ad averla influenzata, ma piuttosto il contrario?

«Sarebbe molto lusinghiero (ride, ndr), diciamo che c’è stata una crescita collettiva. Io non sono disponibile a lasciar perdere qual che è stato, quindi dentro di me ci sono sicuramente i Cccp e i Csi, unitamente a tutte le grandi frequentazioni che ho avuto, da quelli citati a molti altri. Sono su una strada cominciata quarant’anni fa, che cerco di portare avanti con serietà, senza concessioni all’intrattenimento o alle logiche commerciali».

Dopo aver parlato dei contenuti dei testi, veniamo ai suoni: è un disco molto acustico, orientato all’etno-folk.

«È vero. Scrivendo questo album ci tenevo che chi lo ascolta avesse immediatamente l’idea di trovarsi in Italia, e non in una copia di un altro ambito artistico. Per questo ho scelto come primo singolo e apertura del disco “Gli altri e il mare”, che parla del Mediterraneo e ha i suoni di questo mare. Se vogliamo parlare di patria tra compatrioti, occorre farlo con i suoni che ci fanno riconoscere a vicenda, ricorrendo alla canzone piuttosto che al rock, al punk o all’elettronica, che vengono da fuori. Credo che le canzoni siano la modalità giusta per parlare da italiano ad altri italiani».

Un disco così pieno di suoni, con decine di collaboratori che ci hanno lavorato, potrà essere portato dal vivo?

«Abbiamo fatto un’anteprima in novembre scorso in teatro a Reggio Emilia con tutti i musicisti, e, in effetti, questo non si potrà più ripetere. Il 29 gennaio cominceremo da Alessandria a portarlo in giro per l’Italia, ma sarà una versione ridotta: a volte ci saranno i fiati, a volte no, così come gli altri strumenti. Oggigiorno, comunque, ci sono modi per rendere in maniera adeguata le canzoni anche con meno persone sul palco».

Ci saranno date in Romagna?

«Purtroppo abbiamo dovuto annullare e riprogrammare molte date, quindi non c’è ancora un calendario preciso, ma spero proprio di sì».

“La mia patria attuale” è disponibile dal 21 gennaio in vinile colorato grigio con raccolta di fotografie e scritti inediti dell’autore, e in edizione speciale per Librerie Coop di box con cd, booklet, set di cartoline e scritti.

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