Fra gli obiettivi dei “Notturni nel bosco” organizzati da Sillaba c’è la volontà di riconciliarsi con la natura e con il mondo che le appartiene. Di questo mondo, specialmente animale, ne racconta stasera alle 21.30, alla sorgente dell’Urgon, a Bagnolo di Sogliano, Massimo Zamboni nel reading musicale “Bestiario selvatico”, presentazione del suo ultimo libro e canzoni con Cristiano Roversi (tastiere, stick bass) ed Erik Montanari (chitarre e voce). Nel volume, uscito a marzo per La Nave di Teseo, con i disegni di Stefano Schiaparelli, che ha per sottotitolo “appunti sui ritorni e sugli intrusi”, l’autore osserva gli animali e li racconta con passione da naturalista, unendo occhio acuto e penna da scrittore; in tal modo trasforma le vicende degli animali citati in metafora del nostro vivere.
Anima storica dei Cccp poi Csi, Zamboni (1957) chitarrista e cantautore, è oggi un signore che può permettersi di fare ciò preferisce. Scrivere è attività predominante negli ultimi anni, come conferma la dozzina di opere date alle stampe. Pure senza l’autoreferenzialità del professore, ma con la delicatezza leggera dell’incontro, Zamboni affronta una “conversazione campestre” a leggìo, davanti il pubblico seduto sul prato, per raccontare del rapporto tra esseri umani, animali e ambiente, facendosi accompagnare da musica e da canzoni da lui stesso composte, legate ai Cccp e ai Csi, ma anche a pezzi creati da solista.
Sono una trentina gli animali del libro, selezionati fra più tipologie definite “selvatiche”; l’opera però, ha dichiarato Zamboni a La Stampa, «mi ha richiesto una decina d’anni di gestazione esperienziale, la stesura poco più di un anno, ho impiegato nove anni tra ricerche di archivio e raccolta delle fonti».
Oltre a percorrere un tema prioritario del nostro vivere, l’artista con “Bestiario” ritorna in qualche modo all’infanzia libera nelle campagne reggiane, da figlio e nipote di pastori dell’Appennino poi dediti all’olio d’oliva. Ma racconta anche la sua vita attuale di adulto che vive in una casa-fattoria nelle colline reggiane, in Appennino, fra istrici, caprioli, volpi. Per non parlare del ritorno del lupo che angoscia chi ha pecore da proteggere. Innamorato degli animali, ha dichiarato ancora: «Il nostro sguardo è sempre utilitaristico e freddo: quell’animale ci serve o no, sarà buono da mangiare? Poche volte c’è un’analisi scientifica. Spesso anche un’ammirazione sconfinata non trova le parole. Io le ho cercate: sono quelle dello sguardo della meraviglia».
Si consigliano abbigliamento e scarpe comodi, torcia, borraccia, stuoie per sedersi.
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