Massa Lombarda, mobbing sul lavoro: chiede centomila euro di danni

Ravenna

MASSA LOMBARDA. Lamentava di avere subito angherie e vessazioni continue dal suo caporeparto presso il supermercato Lidl di Massa Lombarda: un atteggiamento, quello attribuito al superiore, che avrebbe riguardato non solo gli ambiti lavorativi ma anche quelli personali, con riferimenti offensivi all’omosessualità della vittima, di circa 40 anni, procurandole un tracollo nervoso, qualificato dagli specialisti medici con la diagnosi di «disturbo da panico», una malattia professionale per la quale l’uomo risulta ora accusato di lesioni personali.
Coimputati, insieme a lui, anche tre vertici dell’azienda: il procuratore speciale, il coordinatore regionale della logistica e il coordinatore regionale amministrativo.
Il processo, avviato nel 2019, sta ora volgendo al termine: ieri mattina in tribunale a Ravenna le parti hanno presentato le proprie richieste al giudice monocratico Tommaso Paone, che al termine della discussione si è riservato di dare lettura della sentenza nel corso della prossima udienza, fissata per il mese di giugno.
Se dall’accusa (presente ieri in aula il vice procuratore onorario Simona Bandini, mentre ad aver condotto le indagini era stato il sostituto procuratore Antonio Vincenzo Bartolozzi) è arrivata una richiesta di condanna a 2 mesi di reclusione per tutti e quattro gli imputati, le difese hanno ribattuto avanzando una domanda di assoluzione. Citata a giudizio come responsabile civile anche Lidl Italia, mentre a costituirsi parte civile – ed è un’altra particolarità di questo processo – non è stata solo la donna che accusa di essere stata vittima di mobbing, ma anche la sua compagna, ritenutasi danneggiata collateralmente per le sofferenze subite dalla sua convivente.
La relazione tra le due donne sarebbe stata inoltre oggetto di commenti inopportuni da parte del caporeparto, che in una occasione, essendo già a conoscenza delle preferenze affettive della dipendente presente sul posto, avrebbe chiesto a uno dei camionisti che scaricavano merci in magazzino se preferisse avere un figlio gay o tifoso dell’Inter. Oltre a questo, sarebbero numerosi gli episodi umilianti e offensivi subiti dalla donna dal 2006 al 2015. È stato l’avvocato che assiste la coppia, Alfonso Gaudenzi, a quantificare la richiesta di risarcimento per entrambe da un minimo di 70mila euro a un massimo di 100mila. Di questi, 10mila euro corrispondono alla provvisionale chiesta per la compagna della vittima, mentre il risarcimento calcolato per i 54 giorni di malattia professionale patiti dalla parte offesa è pari a 6.000 euro.

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