"Marketing e formazione applicazioni nell’immediato"

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Quando si parla di Metaverso, Davide Stefanelli, vicepresidente di Confindustria Romagna con delega alla transizione digitale e innovazione, tende a muoversi con una certa cautela. Certo le applicazioni, provando a ragionare sul futuro, potrebbero diventare tante e differenti, ma allo stato attuale c’è ancora davvero troppo poco per sviluppare qualcosa di più che mere ipotesi. E, considerando la velocità alla quale oggi muta il mondo, la probabilità che queste vengano smentite è decisamente alta.

Dottor Stefanelli, quando l’anno scorso Mark Zuckerberg ha annunciato il suo progetto sulla realtà aumentata e il passaggio di nome della sua società da Facebook, Inc a Meta Platforms, Inc, il mondo intero si è accorto che esiste il metaverso. Partendo da una considerazione generale, lei come valuta questa tecnologia?

«Ancora grandi applicazioni non ve ne sono. Si è iniziato a parlare davvero di possibili sviluppi industriali solo l’anno scorso, dopo le parole di Zuckerberg, ma in pratica c’è davvero poco. Certo possiamo dire che siamo all’alba di una nuova evoluzione degli strumenti web, che puntano a diventare sempre più coinvolgenti, soprattutto dal punto di vista esperienziale. Nei prossimi anni sono sicuro che vedremo una forte accelerazione».

In questo momento quali potrebbero essere le utilità, lato industriale, di queste tecnologie?

«Per quanto mi riguarda, ritengo che due applicazioni più di altre potrebbero avere uno sviluppo nell’immediato».

Partiamo dalla prima.

«La mia idea è che per le operazioni di marketing il metaverso oggi potrebbe rappresentare un interessante passo in avanti per le imprese, anche nel nostro territorio. Quindi, mi riferisco alla possibilità di far conoscere i brand in modo diverso e innovativo, magari supportati da delle fiere virtuali che, tra l’altro, sono già state fatte. Anche in ottica relazione con i clienti sarebbe un bel traguardo».

La seconda applicazione, invece?

«Tutto il mondo produttivo si interroga da tempo su come rendere più efficace la formazione del personale. Il metaverso, a mio avviso, potrebbe dare una risposta».

In che modo? Sta pensando, ad esempio, a dei simulatori interattivi?

«Potrebbe essere un’opzione. In generale, poter formare i lavoratori utilizzando degli ambienti immersivi è un aspetto che sta catalizzando l’attenzione di molti. Basta guardare cosa sta facendo la Lef – Lean Experience factory di Pordenone, con delle sperimentazioni anche piuttosto complesse proprio in questa logica. Nel medio e lungo termine potrebbe avere un grande successo come acceleratore di formazione».

Con la rivoluzione 4.0, internet è arrivato anche all’interno della produzione industriale, ma a quale prezzo? Non teme che il metaverso possa aprire le porte a nuove falle e rischi per il mondo imprenditoriale?

«Questo è un aspetto sul quale stiamo dibattendo tutti quanti, perché di fatto è uno degli interrogativi cardine da quando la digitalizzazione ha messo mani e piedi nella produzione. Lo spostamento dei processi su internet ha comportato diversi problemi, lo sappiamo tutti, specialmente sotto il profilo della sicurezza informatica. Il rischio, infatti, è che oggi un gruppo di malintenzionati ti possa bloccare la produzione con un click, per poi chiedere un riscatto in bitcoin per sbloccare la situazione. Sembra incredibile, ma è già successo. Per rispondere alla sua domanda, allora, certamente un nuovo strumento come il metaverso dovrà essere un’opportunità per le aziende e non l’ennesima nuova minaccia».

A quale tipologia di minaccia sta pensando?

«Provi a pensare lo sviluppo virtuale di un nuovo prodotto. Se viene visto da chi non deve perché c’è un buco nel sistema? I danni potrebbero essere enormi e questo va evitato».

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