Maringola porta Basile al Bonci di Cesena, diretto da Emma Dante

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Al teatro Bonci di Cesena prosegue il sodalizio con la palermitana Emma Dante, autrice e regista di teatro e cinema pluripremiata, che ama raccontare della vita partendo da favole.

Dopo la trilogia per l’infanzia, al Bonci nella passata stagione, è ora la volta di “Pupo di zucchero. La festa dei morti” ispirato a un testo del napoletano Giambattista Basile (1566 - 1632) tratto da “Lo cunto de li cunti”, in scena da stasera (giovedì 12) alle 21, a domenica 15 gennaio (ore 16). “Lo cunto de li cunti” è la raccolta più famosa del seicentesco scrittore napoletano la cui opera ricalca il modello del Decamerone di Boccaccio e si compone di 50 favole di ispirazione popolare, a cui scrittori successivi hanno attinto. La più nota è “La gatta Cenerentola”. I dieci attori in scena, fra cui il napoletano Carmine Maringola pure scenografo, rievocano una famiglia nell’addio a un caro defunto, unendo sguardo nel presente a tradizioni secolari del culto dei morti, siciliane e partenopee.

Maringola, quale genesi per “Pupo di zucchero”.

«È il secondo spettacolo di una trilogia iniziata con “La scortecata”, che si concluderà con “La papera”, tutte provenienti da “Lu cunto de li cunti” di Basile, accomunate da un senso di solitudine. In questo caso siamo partiti dal racconto “Pinto smauto” dove la protagonista, non trovando marito, decide di farselo da sé. Con degli ingredienti realizza un pupo, un pasticcino che poi diventa reale. All’elemento favolistico abbiamo aggiunto il culto del pupo di zucchero, tradizione diffusa in Sicilia, soprattutto nella Palermo di Emma Dante, legata al giorno dei morti, quando si regala ai bambini il dolce antropomorfo che è il pupo di zucchero, rappresentativo del legame tra vivi e morti, quindi di un momento di tenerezza e ricordo. Nella tradizione siciliana la notte tra l’1 e il 2 novembre i morti vanno a trovare i vivi».

Cosa succede nello spettacolo?

«Io interpreto un vecchio, l’ultimo rimasto vivo della sua famiglia; nonostante sia solo, per la festa dei morti impasta il dolce e aspetta che i defunti lo vengano a trovare facendogli compagnia. Sono l’unico personaggio vivo, gli altri interpreti rappresentano anime che ritornano e fanno rivivere la memoria di famiglia dell’uomo. Lo spettacolo diventa pure una festa di vita e di gioia, in cui con le cose belle si rievocano pure i difetti di chi non c’è più, litigi o piccole prepotenze. C’è un momento di clownerie in cui le anime del passato, affamate, cercano di velocizzare la lievitazione dell’impasto in modo divertente ed esilarante. Ci sono canti della tradizione seicentesca napoletana, balli, come a una festa».

Unite tradizioni di città diverse e girate in teatri di tutta Italia; quale pubblico si ritrova in queste storie di lingua e tradizioni?

«Qualsiasi pubblico lo apprezza; la tradizione funge solo da pretesto. Tutto parte dal personaggio dell’uomo solo che aspetta che il suo impasto cresca. E, mentre aspetta, ricorda persone care. E allora non fa differenza se sei romagnolo, russo o americano; ognuno ha un proprio modo per ricordare una persona cara che non c’è più. Abbiamo unito le due tradizioni perché, studiando la lingua napoletana di Basile, da napoletano quale sono ho scoperto un dialetto molto barocco, antico, con termini propri anche del siciliano. Probabilmente perché storicamente faceva parte di quell’unico grande Regno delle due Sicilie dove Napoli era legata a Palermo. Cosa questa, che ci ha fatto pensare che la tradizione molto identitaria del culto dei morti siciliano potesse sposarsi con le parole di Basile».

Che tipo di compagnia siete, qual è il teatro che vi piace fare?

«Teniamo a rappresentare un teatro di necessità. Anche quando presentiamo spettacoli emozionali e coinvolgenti, cerchiamo di fare emergere la necessità della storia. Non vogliamo solo intrattenere, ma fare uscire il pubblico da teatro, un poco cambiato dentro. Procediamo come una compagnia di sperimentazione; proviamo a lungo un progetto per verificare se è adatto o no per la scena. Per arrivare a “Pupo di zucchero” ci sono voluti quasi due anni e mezzo».

Da “Misericordia”a “Rusalka”quanti progetti!

Maringola, quali sono gli altri progetti in corso?

«Emma Dante è al montaggio del suo nuovo film “Misericordia”, che ha fatto seguito all’omonima pièce teatrale, dove anch’io ho un ruolo d’attore. Poi inizieremo la terza parte della trilogia. In giugno alla Scala di Milano debutta l’opera russa “Rusalka”, musiche di Dvorak, realizzata in regia da Emma, io curo le scene; racconta fondamentalmente la storia della “Sirenetta”».

Sabato 14 alle 17.30 al cinema Eliseo proiezione speciale del film di Emma Dante “Le sorelle Macaluso”, introduce l’attore Sandro Maria Campagna. C.R.

Info: 0547 355959

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