Maria Pia Timo: intervista all'attrice faentina

La Romagna all’ennesima potenza. Succede, quando sul palco ci sono Maria Pia Timo e Mirko Casadei con la Popular Folk Orchestra insieme a due coppie di ballerini che volteggiano sulle note del liscio. Si chiama Il ballo infatti lo spettacolo scritto da Roberto Pozzi che Timo e Casadei propongono questa sera (ore 21.15) in piazza Nenni a Faenza e replicano giovedì 11 agosto (ore 21.15) all’Arena San Domenico di Forlì.

«Ma nello spettacolo oltre al ballo c’è molto altro – ci tiene a precisare l’attrice faentina –. C’è la sua storia, da quando impazzavano le manfrine e i salterelli all’arrivo a Rimini del valzer dall’Europa, alla prima orchestra che fece finalmente abbracciare i ballerini, quella di Carlo Brighi, Zaclén, per arrivare poi a Secondo Casadei, a Raoul e ai giorni nostri. Il ballo è una cartolina che racconta la nostra infanzia, mia e di Mirko, i ricordi dei nostri genitori e dei nostri nonni e un mondo che non c’è più, dove le balere si sono dovute convertire in sale bingo».

In fondo, raccontate la storia di un paese e dei suoi cambiamenti.

«È vero: partendo dalla colonna sonora dei nostri ricordi, in maniera divertente e leggera riportiamo in vita anni e abitudini. E ne sono molto orgogliosa, perché ne facciamo un racconto originale, basato su un’alchimia totale fra me e i musicisti».

Come reagisce il pubblico?

«Gli spettatori ritrovano i racconti dei nonni o i propri ricordi, e a volte si stupiscono di sentire che certi brani erano noti anche fuori dalla Romagna o addirittura all’estero grazie ai social di allora, la radio e la televisione, con le trasmissioni di Arbore o attraverso la mitica Radio Capodistria da cui passava “Romagna mia”».

C’è anche un lavoro di ricerca, quindi.

«Sì, e ci abbiamo messo l’anima. Ma ci gratifica molto vedere per esempio che nelle ultime repliche la versione contemporanea di pezzi classici romagnoli ha fatto ballare tutta la platea, anche i giovani: tutti insieme abbracciati, a divertirsi ma anche a ritrovare radici che la musica fa emergere!».

Senza cadere nell’operazione nostalgia…

«No, semmai realizzando un recupero della memoria: per esempio c’è un excursus sui nomi delle balere storiche, oggi per la maggior parte chiuse, o un vero decalogo sui modi corretti per invitare una signorina a ballare, o i nomi di Romagna, spesso suggeriti dall’anticlericalismo della nostra regione, e moltissime persone alla fine degli spettacoli vengono a suggerirci i nomi strani di amici e parenti… Insomma ci sono tanti sprazzi di quotidianità di una volta arrivati fino al presente, e noi li raccontiamo: in modo non banale e con tanto divertimento, nostro, e del pubblico!».

Un pubblico non solo romagnolo.

«Anzi! Vengono a salutarci spettatori lombardi o siciliani – conclude l’attrice – che ci dicono di aver ritrovato a loro volta nel nostro racconto la loro infanzia, ma anche di aver compreso meglio la Romagna: proprio grazie ai nostri racconti e alla nostra musica».

Biglietti: 25 euro.

Info Faenza: 0546 21306
Info Forlì: 0543 26355
www.accademiaperduta.it.

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