Mare di neve di Casteldelci e il medico visita con le ciaspole

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Quando i fiocchi cominciano a danzare è bello stare alla finestra e raccogliere la meraviglia della neve che scende, stando sicuri nel tepore di casa, con il camino acceso e la scorta di legna.

Torna lo stupore del bambino che è in noi che si risveglia sempre, anche in vecchiaia. E per chi è avvezzo ad abitare e vivere la collina e la montagna non c’è apprensione, anzi il pensiero va ai benefici che in un sano inverno può portare anche la neve. E ciò soprattutto quando si esce da mesi di siccità e da anni in cui il clima è assoggettato al surriscaldamento terrestre e alle mutazioni dettate dallo sfruttamento forsennato e irrispettoso del pianeta. L’incanto però svanisce quando dopo ore, giornate e nottate, la nevicata non accenna a smettere e arriva giù così determinata e in grande quantità da ricoprire in un batter d’occhio tutto ciò che sta intorno a casa.

E il paesaggio assume i contorni del fiabesco, come nei disegni dei bambini. Così si cerca di uscire dal proprio nido per verificare quanta ce n’è a terra e già ci si ritrova con il portone che non si apre con la soglia coperta da molti centimetri, serve prendere il badile per rimuovere il manto appiccicato, e bisogna fare la rotta, altrimenti non si fa un passo e ci si affonda dentro. E la nevicata continua, continua, fino a raggiungere il metro e mezzo anche di più, dipende da dove la porta il vento.

Un ritorno al 2012

In Alta Valmarecchia da venerdì a lunedì ne è caduta tanta di neve, fino a due metri e tutti hanno pensato che si ripetesse quello che era accaduto nel 2012, definito l’anno del “nevone” del 21° secolo, quando per giorni a febbraio non ha mai smesso di nevicare e dopo una piccola tregua ha ripreso ininterrottamente. Con negli occhi e nel cuore quelle immagini si è cominciato a temere il peggio. E quando si è aggiunta la tempesta di vento che ha sollevato la neve caduta, alzando mulinelli e spostandola in quantità, si è capito che stava prendendo forma anche la tormenta.

La neve di questo gennaio 2023 è arrivata tardiva e silenziosa come allora, nel 2012, si è presentata pesante e umida, carica d’acqua capace di fare danni abbattendo piante, grossi rami per altro ancora carichi di foglie, che sono caduti sulle strade ostruendo il passaggio ai mezzi spartineve. E sotto quel peso sono crollati anche molti tetti, pergolati, porticati, stalle, garage con tanti pericoli per ciò che questi spazi ricoverano, a cominciare dagli animali da cortile. Cavi elettrici, pali dell’energia e dei telefoni hanno subito la stessa sorte, così da mandare in tilt l’erogazione della corrente e il funzionamento telefonico.

A un certo punto soprattutto, domenica 22, e il disservizio si è prorogato anche lunedì e martedì, hanno cominciato a non collegarsi più neppure i telefoni cellulari, i computer sono andati in tilt, quindi si è avuta la consapevolezza che l’isolamento era totale.

Casteldelci e le sue frazioni tra cui Gattara, Senatello, Le Macchiette le più esposte, Pennabilli che da Scavolino a Bascio ha un territorio altrettanto montano, e poi anche Sant’Agata Feltria, San Leo, Novafeltria, Talamello, Maiolo, Montecopiolo su cui insiste Carpegna con i suoi 1.415 metri di altitudine.

Manca la corrente

Molte famiglie sono ancora senza energia elettrica, al freddo e al buio ma le maestranze stanno alacremente lavorando per ripristinare le linee interrotte.

Le squadre della Protezione civile, ben collaudate dall’esperienza del “nevone”, sono al lavoro fin dal primo momento e hanno all’attivo tanti volontari, così le forze dell’ordine e il personale sanitario grazie anche ai servizi domiciliari dell’Ausl.

La macchina delle amministrazioni comunali sa come muoversi ed è pronta ad affrontare l’emergenza, gli stessi amministratori sono stati da subito al lavoro per liberare strade, accessi, soccorrere ed evacuare chi è a rischio.

Gara di solidarietà

Tanti sono gli angeli in carne e ossa che si sono messi a disposizione, oggi come allora.

Tra questi Luigi Cappella, ex sindaco e medico in pensione che fa la spola tra Pennabilli, Casteldelci e Sant’Agata, si muove con le ciaspole ai piedi e visita a domicilio, porta i medicinali e parole buone che rincuorano.

E poi i volontari che consegnano la spesa, il pane, l’acqua potabile, le medicine a chi è isolato, anziano, solo, e non può uscire di casa perché bloccato, i dipendenti del canile che assicurano coperte e cibo ai cani rimasti soli e al freddo e le associazioni animaliste sempre in prima linea. Questa solidarietà ha fatto sì che non ci si scoraggiasse e si guardasse con fiducia alla risoluzione dei tanti problemi.

Gli abitanti della montagna sanno convivere con questo tipo di disagi e non si lamentano. Gli anziani portano sulle spalle ricordi, abitudini, esperienza, abilità e tanta pazienza.

I più giovani sanno che i loro figli rimangono a casa da scuola per qualche giorno ma poi i trasporti vengono ripristinati e le lezioni riprendono.

Questa volta poi a rincuorarci tutti è stato il fatto che a un certo punto la neve è diventata pioggia e poi il cielo si è schiarito. Restano cumuli di neve ai lati delle strade che fanno impressione da quanto sono alti, muraglie che faranno compagnia a lungo, ma c’è la consapevolezza che ai campi e alle colture questa coltre candida lentamente darà i suoi benefici e così alle falde acquifere e ai corsi d’acqua. E si guarda con speranza alla primavera che dovrà arrivare.

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