Marco Colonna: «Fare poesia è un privilegio da cui devi farti abitare»

Ha scelto una strada complessa per condividere la sua poesia, il forlivese Marco Colonna. «Non la auto-pubblicazione – sottolinea deciso lo scrittore e giornalista, che è anche fondatore e direttore del portale www.sestopotere.com – ma la partecipazione a bandi che mi hanno portato molti riconoscimenti, e anche contratti di pubblicazione». La stessa strada ha preso la silloge inedita “Questo ricordo è un’isola”, che il 15 ottobre al teatro comunale di San Giovanni in Marignano è stata premiata per la 12ª edizione del “Premio letterario internazionale Montefiore”.
«Da dieci anni circa scrivevo poesie – riprende il giornalista – ma le tenevo nel cassetto. Il primo libro “Ani+ma” uscì così nel 2016. Ho scelto da subito però di mettermi davanti a una giuria, di affrontare un giudizio: una strada più difficile e anche rischiosa rispetto ad altre, ma più qualificante. E ho avuto ragione: l’ultima silloge è risultata prima, in luglio, al “Premio internazionale Navarro” a Sambuca di Sicilia, a Gela ha ricevuto il premio speciale “Eschilo” al concorso “La Gorgone d’Oro”, e alla fine di settembre è stata “Premio della critica al “Premio letterario Etnabook. Cultura sotto il vulcano”».
E ora, la Romagna e la pubblicazione.
«I circa 70 testi inediti diventeranno un libro entro la fine dell’anno. Ma non ho fretta, anzi. Sono stato tre anni senza pubblicare, ma scrivere poesia è un privilegio da cui devi farti abitare e con cui devi convivere senza che diventi obbligo: la poesia, espressione culturale di nicchia, non è stare alla catena di montaggio, è un dono, è qualcosa che ti penetra».
Eppure alla scrittura quotidiana lei è abituato.
«Sì, ma alla poesia mi dedico la notte. Ci si libera dai grumi della quotidianità, e si arriva alla creazione».
Si sceglie di fare poesia?
«Non so, quello che è certo è che il mio percorso mi ha condotto a voler stare dentro una comunità letteraria confrontandomi con il pensiero degli altri. E mi ha fatto privilegiare una forma che asciuga il testo fino alle ossa, che non è prevedibile né scontata o leziosa né nella forma né nei temi che affronta».
Un esempio?
«L’idea di partire dalla contemporaneità, anche da fatti di cronaca terribili come la scena raccapricciante e umiliante delle bare accatastate nel cimitero di Palermo perché non c’era più posto per le sepolture. Partire dall’oggi, quindi, trovando però potenza e valore nella scrittura degli avi: un dovere comune a tutte le arti».
Una denuncia politica?
«No, una creazione poetica e universale che parla di tabù sociali, di temi duri: questo, il mio universo».

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