Marco Affronte: la scomparsa degli insetti

Fino a pochi anni fa, i nostri viaggi in automobile erano caratterizzati, all’arrivo, dall’immancabile immagine della nostra auto ricoperta da insetti spiaccicati. Non ci facevamo poi tanto caso, così come non ci facciamo più tanto caso oggi, a meno che qualcuno non ci faccia notare che non è più così. Eppure è vero, gli insetti sono drasticamente diminuiti. Ed è anche vero che, in qualche modo, tendiamo a trascurarli.
Sono piccoli, tantissimi come numero e come specie, e praticamente si trovano ovunque. Persino la scienza, in qualche modo, li trascura.
Così, è risuonato forte e inaspettato, il risultato di una ricerca condotta in Germania nel 2016 e pubblicata due anni fa.

Un folto gruppo di ricercatori decise di valutare la presenza degli insetti, cercandoli in 63 differenti luoghi della Germania, in un’ampia varietà di habitat ma tutti inclusi in aree protette. Il risultato lasciò di stucco tutti, compresi gli entomologi, cioè gli stessi studiosi di insetti di tutto il mondo: in soli 27 anni, tra il 1989 e il 2016, l’abbondanza di insetti volanti si era ridotta del 76 %. Tre quarti degli insetti scomparsi, in meno di trenta anni. Tra l’altro proprio nelle riserve naturali, che hanno lo scopo di preservare la biodiversità e gli ecosistemi.
A quella ricerca, che fece da apri-pista, ne sono seguite diverse altre. E quest’anno, la rivista scientifica Biological Conservation ha pubblicato un compendio di tutti questi lavori, mettendo insieme i dati. E confermando, purtroppo, l’ecatombe: gli insetti si sono ridotti, nel mondo, di un valore che va dal 60 al 90 %.
Ma cosa succede? Chi sta uccidendo gli insetti? Purtroppo, le armi del delitto, in questo caso, sono molte. Intanto le modifiche degli habitat naturali, soprattutto dove questi vengono “smantellati” per fare posto all’agricoltura. Agricoltura, soprattutto intensiva e industriale, che è sul banco degli imputati anche per altri fattori, non secondari. Il principale è senz’altro l’uso di prodotti chimici come erbicidi, fungicidi e pesticidi. Gli insetticidi, non sorprendentemente, danneggiano specie non bersaglio. Li usiamo per uccidere gli insetti nocivi per le colture, senza pensare che invece accumulandosi nell’ambiente, colpiscono anche le specie utili. I neonicotinoidi, ad esempio, sono ormai tristemente famosi essendo implicati nel declino mondiale delle api. Anche il cambiamento climatico gioca senza dubbio un ruolo importante, soprattutto per quanto riguarda fenomeni estremi, come la siccità, che è probabile che in futuro aumentino di intensità, durata e frequenza.
Non ci resta ora che chiederci perché la cosa è così grave. Tutto sommato, gli insetti sono solo piccoli insignificanti esseri, a volte pure fastidiosi, no? No. E basta pensarci un attimo per capire quanto questa cosa ci riguarda eccome. A partire dal fatto che buona parte, forse fino al 75%, delle colture che coltiviamo come nutrimento per noi stessi, necessitano, per riprodursi, degli insetti impollinatori. Un lavoro essenziale, di cruciale importanza, e che nessuno può fare al posto loro. Più di un terzo del nostro approvvigionamento alimentare dipende dagli insetti! Inoltre, gli insetti sono alla base degli equilibri di moltissimi ecosistemi, rappresentando uno dei primi anelli della catena alimentare. Vengono mangiati da tantissimi animali, come uccelli, piccoli mammiferi e pesci. Molti di loro lavorano anche come decompositori di sostanza organica, in pratica rimuovono i rifiuti animali e vegetali, senza la loro opera “i risultati sarebbero spiacevoli”, come dice un entomologo della Louisiana State University.
Insomma, non possiamo fare a meno di loro. Anche se è certo che Einstein non ha mai pronunciato la famosa frase “Se le api scomparissero dalla terra, per l’uomo non resterebbero che 4 anni di vita” a lui attribuita, per una volta una fake-news sarà utile a combattere per una giusta causa.

*Naturalista e Divulgatore scientifico - ex europarlamentare

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