Maraldi, l'uomo del San Biagio, si ritira ma il suo lascito resta

Sessantasette anni compiuti proprio ieri, oltre 40 dei quali trascorsi al servizio del settore cinema del Comune di Cesena: 33 e rotti, per l’esattezza, da dipendente. Era infatti l’1 dicembre del 1989 quando Antonio Maraldi, che da oggi indossa ufficialmente gli abiti del “pensionato” (ma tranquilli, non cambierà né look né energia cinefila), è entrato in pianta stabile a far parte dell’amministrazione comunale cesenate. Aveva iniziato a lavorare già alla fine degli anni Settanta, da collaboratore esterno, al nascente Centro cinema città di Cesena, creatura voluta dall’allora assessore Roberto Casalini negli spazi dell’ex convento San Biagio: un luogo diventato in poco tempo una vera e propria istituzione per gli appassionati di cinema. Insieme a Franco Bazzocchi, a sua volta in pensione dal 2014, Antonio Maraldi è il deus ex machina dello sviluppo della cultura cinematografica in riva al fiume Savio, del Centro cinema città di Cesena sicuramente il principale animatore e anima. Nel corso degli anni sono state tantissime le iniziative innestate nel tessuto cittadino e fatte crescere costruendo cultura cinematografica: le rassegne sul cinema italiano, dalla prima su Pupi Avanti, gli incontri diventati quasi un marchio di fabbrica. Tra le più recenti Piazze di cinema. Mentre gli anni Duemila hanno portato a Cesena anche cinematografie pressoché sconosciute come quelle georgiane e kazaka. E poi c’è la creatura più preziosa e originale: Cliciak, la rassegna dedicata ai fotografi di scena del cinema italiano grazie alla quale il Centro cinema San Biagio è diventato anche punto di riferimento non solo in Italia per l’archivio fotografico, oggi arrivato a contare oltre 600mila fotografie dai set, tra negativi e stampe. Dagli anni Novanta, la collaborazione avviata da Antonio Maraldi come critico cinematografico del Corriere Romagna ne ha fatto apprezzare competenza e passione cinefila anche al di fuori dai confini cesenati, anche grazie alla sua presenza assidua di inviato ai festival cinematografici della Riviera (Riminicinema, il Mystfest di Cattolica, Anteprima di Bellaria). Altri tempi. Oggi, un tempo inevitabilmente spartiacque. Che segna un prima e un dopo e che non può che essere occasione di bilanci.

Maraldi, come ci si sente a chiudere un cerchio così importante?

«Beh, intanto non sarà ancora un andarsene definitivo. Ho dato la disponibilità a proseguire un giorno a settimana come volontario per il tempo necessario a terminare di archiviare i materiali del fondo più recente acquisito dal Centro cinema: quello dell’ ex Laboratorio fotografico Cavalieri di Roma . Si tratta di uno dei laboratori storici romani, abbiamo acquisito circa 400mila negativi per un totale di 230 film. Con questo, i fondi del Centro cinema sono a oggi 14, tra fotografici e cartacei»

Ok, ma ad un certo punto anche questo sarà finito e avrà molto tempo libero. Come lo impiegherà?

«Di sicuro a lavorare a un progetto a cui tengo molto e che richiederà minimo due anni di lavoro. Vorrei scrivere un dizionario del cinema italiano dedicato ai fotografi di scena . Sarebbe il primo e unico di questo genere. C’è l’interesse da parte della Cineteca Nazionale di Roma. Poi ovviamente intendo continuare a collaborare con il Corriere Romagna».

E di “Cliciak”, da lei ideata, che ne sarà?

«Per la prossima edizione resterò come supervisore. Nel frattempo l’amministrazione comunale indirà un concorso pubblico per il posto che lascio vacante al settore cultura».

Che bilancio fa di tutti questi anni di lavoro per l’amministrazione comunale cesenate?

«Ho avuto la fortuna di trovare persone e una struttura che mi hanno consentito di fare ricerca molto più che se fossi stato all’università. Grazie all’appoggio e alla collaborazione di colleghi e dirigenti, ho avuto la possibilità di muovermi su un terreno vergine come quello della fotografia di cinema. Sia per le iniziative di cinema sia per quelle legate alla fotografia di scena, con le mostre che abbiamo accompagnato, a partire da quelle alla Mostra del cinema di Venezia, bastava che proponessi qualcosa e mi veniva dato l’ok. C’è sempre stato l’appoggio da parte degli assessori di turno. Non posso non ricordare il lavoro fatto con Daniele Gualdi, e con Giordano Conti da assessore e da sindaco. Ma anche con Ines Briganti, Elena Baredi e da ultimo con l’assessore Carlo Verona».

Non sempre però è stato tutto rose e fiori. Basti ricordare la vicenda di “Cliciak”.

«In effetti è stato l’unico momento in cui ho avuto difficoltà sul lavoro e in cui mi sono sentito messo da parte. Era il 2017 e l’amministrazione comunale aveva fatto un accordo con la Cineteca di Bologna per la gestione del Centro cinema. Il direttore Gian Luca Farinelli in occasione del ventennale di Cliciak si era impuntato sul cambiare il nome alla rassegna, chiamandola Scatti di cinema. Per me fu una cosa dolorosa, era un po’ come dare un segnale su chi doveva da quel momento tenere le fila. Ci fu anche la presa di posizione, assolutamente spontanea, da parte di 75 fotografi di scena contro quella iniziativa. Poi per fortuna Farinelli che è persona intelligente ha capito che non valeva la pena insistere».

Nel corso degli anni ha potuto incontrare tantissime personalità del mondo del cinema. Cosa le piace ricordare in modo particolare?

«Gli incontri sono stati infiniti ma voglio ricordare un nome su tutti: quello del fotografo francese Paul Ronald . Siamo diventati amici il primo anno di Cliciak quando gli dedicammo la monografia. Sono andato per una decina di anni a trovarlo a casa sua in Francia e una delle ultime volte mi ha regalato le sue fotografie, un fondo di cui oggi mi onoro di essere il custode».

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