Malatesta gran diplomatico tra papi e antipapi

Cultura

«Romano lo volemo o almanco italiano»: quello che alle nostre orecchie fa pensare a chissà quale nuova ondata ultra sovranista, altro non fu che l’appello che diede origine a una delle fratture che più segnarono, nel basso Medioevo, la storia dell’Europa: lo Scisma d’Occidente. Tu chiamalo se vuoi… ur-sovranismo, sovranismo originario. Quel che è certo è che quella divisione interna alla Chiesa, più di sei secoli fa, condizionò anche le vicende di un’epoca dominata dalle lotte tra papato, impero e nascenti stati nazionali.
Tutto cominciò con l’elezione, il 18 aprile 1378, di papa Urbano VI che fece precipitare gli attriti tra romani e francesi (Avignone). E tutto comincia in qualche modo da qui anche nel caso del libro “Giovanni XXIII, l’antipapa che salvò la Chiesa” (Morcelliana, 2109), avvincente viaggio che Mario Prignano – giornalista, caporedattore Rai – compie per portare alla luce un personaggio poco o per nulla noto ai più, quel papa Giovanni XXIII che fu tra i protagonisti delle vicende che portarono, nel 1415, alla fine dello Scisma, grazie al riunirsi dei potenti dell’epoca nel Concilio di Costanza.
L’ischitano
Giovanni XXIII, al secolo Baldassarre Cossa, era originario di Ischia e non era uno stinco di santo: rampollo di una famiglia dedita alla pirateria, fu accusato dai suoi contemporanei di incredibili nefandezze… E poi sì, il nome è lo stesso che, cinque secoli dopo, prese papa Roncalli, il «papa buono». Ma il primo, appunto, fu messo – per dirla con Dante – nella “schiera” degli antipapa. Una cosa alla volta però.
Su Zoom con Giovanardi
Torniamo a papa Urbano VI, ovvero a Bartolomeo Prignano, questo il suo nome laico: «Difatti, un mio antenato» fa notare Mario Prignano, l’autore del libro che questa sera (ore 21.15) sarà intervistato via Zoom dal critico d’arte Alessandro Giovanardi: una serata dal titolo “Giovanni, Gregorio e il Malatesta. Da Rimini a Costanza, storia di papi e antipapi” organizzata dal Rotary Club Rimini Riviera, che non ha voluto rinunciare a un incontro già previsto e che ora potrà essere seguito on line da chiunque desideri collegarsi (dal sito www.rotaryriminiriviera.org).
È dunque da papa Urbano VI, da questa lontana parentela, che partono i fili di una incredibile trama nei cui intrecci spunta anche il nome di Carlo Malatesta, signore di Rimini, figlio di Galeotto I e di Gentile di Rodolfo da Varano.
«Nel libro – spiega Prignano – mi addentro nel periodo forse più burrascoso della storia della Chiesa, quando di papi ce ne furono addirittura tre e ognuno riteneva di essere il papa legittimo».
Dopo il Concilio di Pisa del 1409, infatti, ai due papi Benedetto XIII (in quota alla Chiesa avignonese) e Gregorio II (romano), si aggiunse papa Alessandro V che però dopo un anno muore e allora entra in scena il “nostro” papa Giovanni XXIII che riesce a cacciare Gregorio XII da Roma.
Fedelissimo di Gregorio XII si dimostrò in tutta questa vicenda Carlo Malatesta: «Fu incrollabilmente fedele a papa Gregorio XII, l’unico che secoli dopo la Chiesa riconoscerà come legittimo» racconta Prignano. Carlo Malatesta ebbe un ruolo fondamentale nelle vicende che portarono al Concilio di Costanza e allo stesso Concilio, dove fu inviato a rappresentare papa Gregorio XII e a ufficializzare la sua rinuncia al soglio pontificio: «La sua fu una grande opera di tessitura diplomatica. Vi giunse con un gran seguito di cavalieri, si assicurò buone relazioni con tutti e soprattutto con l’imperatore del Sacro romano impero Sigismondo».
Quando Gregorio scappò a Rimini
La sua fedeltà a Gregorio II la dimostrò anche qualche anno prima quando questi fu costretto a fuggire da Roma e si rifugiò a Rimini: «Dovette circumnavigare l’Italia, arrivò sfinito. Approdò a nord di Rimini, a Bellaria, che secondo un aneddoto infatti prese il nome dall’esclamazione che fece all’arrivo: “che bell’aria”».

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