Rimini. Mago Fletcher, dietro la maschera l'esperto di storia del Bounty

Rimini

RIMINI. Non tutti lo sanno, ma dietro i basettoni di quel signore vestito da ufficiale della Royal Navy del Settecento si nasconde un esperto delle vicende del più famoso ammutinamento della storia. Vincenzo Blatti, 54 anni, oggi risiede a Maiolo, ma nel 1988 durante il periodo di leva è stato imbarcato per 14 mesi sulla Amerigo Vespucci e la nave scuola della marina italiana (quella che per molti è la nave più bella del mondo) lo ha stregato a tal punto che in lui è nato l'amore per il mare e soprattutto per le sue storie. Una in particolare, l'ammutinamento del Bounty, grazie a un libro letto all'inizio degli Anni Novanta. Sì, proprio la vicenda che ha dato vita a cinque film con attori del calibro di Errol Flynn, Clarke Gable, Marlon Brando, Mel Gibson, Antony Hopkins…

Una storia affascinante di oltre due secoli fa

Per chi non lo sapesse la vicenda è una storia vera iniziata il 23 dicembre del 1787 con la partenza del brigantino da Spithead (Inghilterra) in direzione di Tahiti. La navigazione non fu delle più semplici. Per 31 giorni il comandante William Bligh cercò inutilmente di doppiare Capo Horn e alla fine, con l'equipaggio sempre più stremato, dovette optare per una rotta verso est, più lunga. Quando, dopo un lungo e difficile viaggio, il 26 ottobre 1788, arrivarono finalmente a Tahiti i marinai subirono il fascino dell'accoglienza tahitiana e furono conquistati dalla libertà sessuale delle donne. Il 4 aprile 1789 la nave ripartì per tornare in patria. Il 28 aprile però, stanco della rigida disciplina imposta a bordo, e col pensiero ancora alle ragazze dell'isola, una parte dell'equipaggio, guidato da Fletcher Christian, si ribellò e abbandonò Bligh su una scialuppa insieme alla gran parte dei marinai rimasti fedeli (alcuni di loro dovettero restare a bordo perché non c'era posto sulla scialuppa).


Il Bounty allora invertì la rotta. Christian e compagni tentarono di fondare una colonia a Tubuai ma dovettero desistere per contrasti con la popolazione locale. Una parte di loro si stabilì a Tahiti. Christian e altri otto cercarono invece un altro luogo dove rifugiarsi. Così, mentre Bligh riuscì grazie alle sue capacità marinare a raggiungere l'isola di Timor coprendo 3618 miglia nautiche in 47 giorni di navigazione su un'imbarcazione scoperta, dando il via nella madre patria al processo per ammutinamento, Christian trovò un'isola che sulle carte era posizionata con coordinate sbagliate.
Lontano migliaia di miglia da qualsiasi altro lembo di terra il luogo migliore per nascondersi. Si trattava dell'isola di Pitcairn, nel Pacifico fra Cile e Tahiti, fra le più “isolate” al mondo. Ma anche qui le cose non andarono per il verso giusto. In pochi anni, tra ribellioni e contrasti, gli uomini si uccisero a vicenda e dei vecchi marinai del Bounty ne rimase in vita solo uno, tale John Adams.

Magia con le carte e con i nodi

«Per me è diventata una sana ossessione», spiega Blatti che essendo anche appassionato di magia, si è trasformato in Mago Fletcher e oggi porta i suoi spettacoli in giro per locali e altri luoghi pubblici. Nodi che si sciolgono quasi per magia, cime che sembrano spezzate e invece si ricompongono, giochi di carte accompagnati da citazioni della storia della marineria britannica, blitz e consegna di carta da gioco a tanti personaggi pubblici, da Valentino Rossi a Gianni Morandi.


«Ho inventato la magonautica», dice. Insieme ad altri gestisce il gruppo Facebook “Amanti della storia del Bounty”, mantiene i contatti con gli abitanti dell'isola di Pitcairn (dove si nascosero gli ammutinati), ha conosciuto un discendente di Fletcher e la moglie di un altro, e continua ad alimentare il suo patrimonio di libri (ne possiede una trentina scritti in italiano, inglese, francese e spagnolo) e documenti legati alla vicenda. Un vero e proprio esperto, riconosciuto in tal senso anche da Glynn Christian (c'è persino un video in cui elogia Blatti registrato durante un incontro a Londra), settimo discendente del capo dei ribelli e scrittore che si è cimentato sulla storia del Bounty diverse volte e che spesso interviene e interagisce col gruppo facebook italiano dedicato alla nave

Il progetto: mettere piede sull’isola dei rivoltosi

«La cosa bella è che c'è sempre qualcosa da scoprire e ogni tanto ti si apre un mondo nuovo», spiega Blatti che è anche radioamatore e in passato si è collegato con gli isolani. «Di recente per esempio ho trovato una foto del nipote di Fletcher Christian». Di recente ha anche incontrato proprio a Rimini Edi Spengler titolare del più importante museo sul Bounty a Weinfelden in Svizzera che lo ha omaggiato con un oggetto prodotto a Pitcairn.
Ma il sogno finora irrealizzato resta lo stesso: poter mettere piede un giorno sull'isola di Pitcairn, come fece più di due secoli fa Fletcher. Vincenzo sta già progettando il viaggio. Per chi ne volesse sapere di più oltre ai libri sull'argomento c'è anche l'interessante reportage di Milena Gabanelli realizzato nel 1990 e scaricabile su RaiPlay: “I figli del Bounty”, realizzato sull'isola di Pitcairn.

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