In bici dall’Italia a Capo Nord. Qualcosa come quasi 4.600 chilometri di percorrere in solitaria e senza alcun tipo di aiuto dall’esterno. Scegliendosi i trasporti di trasferimento, l’alimentazione e i modi e i luoghi in cui dormire. Un’impresa titanica quella chiusa nei giorni scorsi da Matteo Garavelli, 44enne maestro elementare di Cesena. Una persona che si avvicinata alla bici da non molto tempo; ma una volta contagiato dalla passione è riuscito a vivere un’esperienza tra le più coinvolgenti che esistano per gli amanti delle due ruote.
La “NorthCape4000” è di certo una gara sportiva molto particolare. Nel 2023 è giunta solo alla sua sesta edizione ma si tratta già di una ultradistanza tra le più partecipate al mondo. Gli atleti, perlopiù non professionisti come il cesenate Garavelli, sono partiti da Venaria Reale (in Piemonte) il 22 luglio. Erano 250, donne e uomini provenienti da 50 Paesi del globo, giovani e meno giovani. Tutti concentrati per un’unica impresa: pedalare fino a Capo Nord.
«Per me è stata la prima volta – racconta dopo essere rientrato a Cesena –. Non è da molto tempo che ho la passione della bicicletta e questi 4.600 chilometri sono stati davvero emozionanti. Ho coperto la distanza in 16 giorni. Arrivando 34° in classifica assoluta».
Una gara fisicamente probante, «anche perché il meteo non ha aiutato: praticamente ho preso pioggia e freddo per quasi 14 dei 16 giorni di pedalate. Soprattutto dalla Francia in su fino ad arrivare alla Svezia. Come si svolge la gara? Ognuno può pedalare quanto e come vuole. Naturalmente è sconsigliato farlo tutta notte. Non ci può essere nessun supporto ai partecipanti e non è stato sempre semplice trovare posti in cui dormire. Nel Nord Europa dalle 21 in poi i luoghi in cui alloggiare che fanno check in sono veramente pochi, per cui alcune notti al freddo le ho passare riposando sotto le tettorie per i carrelli nei supermercati piuttosto che sotto alle pensiline delle fermate degli autobus».
Tutto il necessario per sopravvivere e pedalare deve essere al seguito dell’atleta. «Io portavo sui pedali un peso complessivo di 16 chili. Meno peso c’è meglio è, ma serve però avere tutto lo stretto necessario con sé, compreso un sacco a pelo. C’erano altri italiani a partecipare. Una ragazza di Bologna, qualche emiliano. Ma nessun romagnolo: ero l’unico. Per me, al netto della fatica, è stata un’esperienza bellissima. Ho visto tante nazioni e posti diversi, panorami mozzafiato. Un’esperienza emozionante e formativa, con la bellezza di pedalare anche nelle zone del circolo polare artico.
Per chiudere la distanza in 16 giorni ho pedalato per circa 300 chilometri al giorno. Ma non tutte le giornate erano uguali. Si tratta di una media quotidiana approssimativa. Ci sono stati anche degli spostamenti in traghetto, dalla Danimarca ad Oslo: arrivati alle 11 del mattino non c’erano più tante ora a disposizione per pedalare così sono arrivato poi dove si poteva…». Fino alla foto a Capo Nord, che ha chiuso l’avventura.
Garavelli nella vita è supplente di scuola elementare. Lo scorso anno ha insegnato a Savignano. «Quest’anno – chiosa – spero in una cattedra a Cesena».