Ma com'è bello andare in giro per i colli di Cesena

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Com’è bello andare in giro per i colli di Cesena. Nel nostro caso, però, con la bicicletta, anziché la vespa della celebre hit dei Lunapop. Sicuramente, in sella alla specialissima, si farà più fatica ma per godere appieno delle bellezze paesaggistiche e naturali del primo entroterra cesenate è il mezzo ideale. Le prime colline intorno a Cesena regalano, infatti, panorami mozzafiato, oltre che salite per tutti i gusti, da quelle più pedalabili a muri duri e arcigni in grado di esaltare i più esigenti grimpeur. Le opportunità, quindi, a seconda di livello di allenamento, tempo a disposizione e gusti personali, sono molteplici, ecco, quindi, qualche possibile itinerario.

Il percorso

Cesena – Mercato Saraceno – Montepetra bassa – sella Montepetra (innesto Strada provinciale 11) – Sogliano – Santa Paola – Roncofreddo – Longiano – Case Missiroli – Cesena. Distanza: 80 km.

Salite

- Montepetra (616 m): lunghezza 6 km; pendenza media 6,6%, massima 14%; dislivello 400 m

- Santa Paola: lunghezza 5 km; pendenza media 5%, massima 12%; dislivello 250 m

Impossibile annoiarsi

In questo primo anello si scala una sola vera e propria salita, quella di Montepetra, per il resto si affronta una serie infinita di sali e scendi, con zero pericoli di annoiarsi. La prima asperità è proprio il piatto forte di giornata, ovvero Montepetra, semisconosciuta alla maggior parte dei ciclisti prima di essere portata alla ribalta dall’edizione 2018 della Gran Fondo Via del Sale Fantini di Cervia. Per attaccarla bisogna superare Monte Castello e raggiungere Montepetra Bassa. Da Cesena, dunque, si imbocca la Strada regionale 71 e, per 30 km, si risale la valle del Savio: all’inizio, il percorso è pianeggiante poi, verso Borello, inizia a farsi più ondulato e mantiene tali caratteristiche fino all’imbocco dell’ascesa (svolta a sinistra nella Strada provinciale 139). Di qui alla vetta sono 6 i chilometri da percorrere, con una pendenza media del 6,6% e punte massime fino al 14%. Difficile impostare un ritmo perché la salita è estremamente irregolare con tratti in falsopiano e persino in discesa a interrompere la scalata.

Salita in tre tronconi

Una scalata che può dividersi in tre tronconi, inframmezzati, appunto, da due segmenti facili in cui respirare e recuperare le forze. I primi 1.600 mettono subito a dura prova: la pendenza media si attesta intorno al 7% e prima del 7° tornante bisogna affrontare una rampa di 100 m al 14%, poi, per fortuna, una volta svoltato, la strada spiana per circa 600 metri. Da segnalare, in corrispondenza del secondo tornante, l’indicazione per l’antica “Mistedia” (località Romagnano) in cui nel 1563 la Madonna sarebbe apparsa alla pastorella Agata. La pausa termina al km 2,28 quando, superato l’8° tornante, la salita riprende a mordere proponendo un chilometro durissimo, quasi tutto in doppia cifra. La pendenza molla solo 250 m prima del bivio per Montepetra, piccolo borgo arroccato sul crinale cui fanno da guardia i “Sassoni”, rocce sedimentarie composte di ghiaia, sabbia, detriti e resti fossili, formatisi, secondo i geologi, nell’era cenozoica. A margine del piccolo centro abitato, sorge la Chiesa di S. Lorenzo, del XV secolo, che conserva, all’interno, due pale d’altare di Nicola Versari, datate 1658, e un’interessante fonte battesimale del 1495, piccolo gioiello di scultura rinascimentale. Giunti a questo il punto, il panorama, prima piuttosto chiuso, si apre regalando una magnifica vista su monte Aquilone, Fumaiolo e Carpegna, mentre il paesaggio continua a mantenersi arido e brullo, segnato da profondi calanchi. Al km 3,45, proprio in corrispondenza del bivio per Montepetra, inizia un tratto in discesa di quasi 2 km che immette nell’ultimo troncone di 1.500 metri, pure questi belli tosti. Si parte, infatti, con un muro di 500 metri in doppia cifra caratterizzato da una punta del 13,3% (km 5), quindi, la pendenza cala un po’ per rialzare la testa negli ultimi 300 m, all’11,5%.

Sella di Montepetra e poi via verso Sogliano

Si arriva così alla sella di Montepetra (616 m), corrispondente all’innesto con la panoramica che collega Perticara a Sogliano sul Rubicone (Strada provinciale 11), a cavallo fra la valle dell’Uso a quella del Savio. Al bivio, si gira a sinistra, seguendo le indicazioni per Sogliano. Per raggiungere quest’ultima, si percorrono 15 chilometri parecchio movimentati, caratterizzati da una serie di strappi, tratti in discesa e qualche falsopiano: in un paio di chilometri si scende verso la sella del Barbotto, quindi, si ricalca il percorso della Nove Colli, attraverso Rontagnano, Montegelli e Stringara. Giunti a Sogliano, si tiene la sinistra lanciandosi nel budello della Strada provinciale 9 che con una serie di stretti e ravvicinati tornanti, ben 18, consente di raggiungere in poco meno di 3 km la valle del torrente Rubicone. Si percorre un chilometro scarso lungo quest’ultima e si tiene la sinistra, proseguendo lungo la Provinciale 9, per salire a Santa Paola. Si tratta di una salita di 5 km, nel complesso pedalabile (pendenza media 5%), ma da non sottovalutare perché, a fronte di alcuni tratti in falsopiano e contropendenza, presenta, comunque, un paio di strappi in doppia cifra. Più o meno a metà scalata, sulla sinistra si incontra la deviazione per raggiungere il solitario Santuario Madonna del Farneto (indicazioni Ciola-Araldi – Sorgente del Rubicone), così chiamato per la vicinanza a un boschetto di farnie (querce). Dopo qualche chilometro, si prende un’ulteriore deviazione sulla sinistra (indicazione Agriturismo del Farneto) e si raggiunge il piccolo edificio di culto, risalente al XVII secolo, da cui si gode uno splendido panorama, sino al mare, tant’è che nell’antichità, vicino alla chiesa, nelle sere buie e tempestose venivano accesi fuochi per guidare le imbarcazioni dell’Adriatico verso la costa. Proprio per questo, almeno una volta all’anno, i marinai vi si recavano in pellegrinaggio per festeggiare la Vergine.

Roncofreddo, Longiano e la prima vittoria di Pantani

Dopo tale deviazione, si ritorna sull’asse principale e si raggiunge Santa Paola; qui, si lascia la Strada provinciale 9, e, alla biforcazione, si prende a destra la Strada provinciale 40 che, in 2 km costellati da qualche mangia e bevi, conduce a Roncofreddo. Nel Medioevo, la località fu dominata da un castello, a lungo conteso da Chiesa e Comune di Rimini, di cui oggi non è rimasta traccia. Testimonianza di quell’epoca sono i resti di un’antica porta di accesso, inglobati nella Torre civica, realizzata nel 1700. Di un certo interesse, nei pressi del centro, le Fontane malatestiane, realizzate nel 1800 per garantire l’approvvigionamento di acqua. Superato Roncofreddo, si prosegue lungo la Provinciale 9 fino a Longiano, arroccato su un colle a 179 m slm: sono 5 chilometri di sali e scendi su brevi crinali, con splendida vista verso il riminese e, in certi punti, anche il mare. Longiano merita senza dubbio una sosta. Si arriva al centro percorrendo in discesa un bel viale alberato, con la parte più antica, sovrastata dalla rocca, che si para davanti agli occhi. Il Castello Malatestiano, risalente all’XI secolo ma rimaneggiato più volte, è circondato da una doppia cinta muraria e, all’interno, ospita la Fondazione Tito Balestra e la sua ricca collezione di opere d’arte. Attorno si sviluppa il borgo, d’impronta marcatamente medioevale, con la porta d’accesso (porta Girone) e belle viuzze selciate. Imperdibile, il balconcino a picco sul paese, da cui si spazia sull’intera pianura romagnola, fino all’Adriatico. Uscendo da Longiano, prima di tuffarsi nei tornanti che riportano nel fondovalle, si transita, invece, davanti all’ottocentesco teatro Petrella, con l’annessa pittoresca piazzetta, e l’antistante santuario del SS Crocifisso (‘700) la cui imponente mole è preceduta da una lunga e ampia scalinata. Dal colle di Longiano, in appena 12 chilometri, si fa ritorno a Cesena, transitando da Badia e Case Missiroli, dove un quattordicenne Marco Pantani, il 22 aprile 1984, vinse la sua prima gara in sella a una bici, arrivando tutto solo al traguardo.        

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