Riccione, è morto il re della notte Renato Ricci: storico patron di Pascià, Pineta e Baccara

Lugo

Addio al “signore della notte”, Renato Ricci che ha fatto ballare generazione di giovani. Si è spento mercoledì all’ospedale di Rimini, dopo una lunga malattia che non gli ha dato scampo, il 74enne ex patron del Pascià, del Pineta di Milano Marittima e del Baccara di Lugo, a Ravenna. Per oltre due decadi era stato per vocazione precursore di mode e di professione imprenditore. Con lui se ne va un pezzo della Romagna e si chiude un’epoca, proprio quando il futuro per le disco reca contorni ancora incerti. «Alla portata visionaria delle sue idee» che hanno siglato estati formidabili, tante personalità hanno associato l’inconfondibile lampadario che troneggiava al centro della pista del Pascià. Realizzato dai premi Oscar Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, era stato impiegato sul set di Le avventure del barone di Munchausen”. Ma non bastava ancora. Così fu ristrutturato e dorato da capo, dalla Cinears di Adriano De Angelis che aveva lavorato per registi del calibro di Federico Fellini e Martin Scorsese. E non fu questo l’unico tra «i colpi di genio», quando aveva ancora per socio Gianni Fabbri, già al suo fianco al Pineta e poi Mauro Bondi. Quest’ultimo, raggiunto al telefono ad Ibiza dove vive, ricorda che «l’idea di far ballare sui cubi bellissime ragazze venne in mente ad un bolognese, amico di Fabbri». Una soluzione che si diffuse a macchia d’olio, creando simboli iconici. E Bondi ricorda che un giorno all’ingresso del Pascià si presentò «niente meno che Adriano Celentano. Lui che non frequentava le discoteche, era mosso dalla curiosità per la fama del locale». E puntualizza: «Renato era intraprendente, mi ha portato in Italia da Ibiza, dove avevo creato “la notte ibizenca”». Il percorso del forlivese che sapeva cogliere l’attimo ed innescare scintille iniziò rilevando il Pineta nel 1982. Step a cui seguì 6 anni dopo la presa in gestione della disco all’epoca conosciuta come Pacha. Un locale che definire in difficoltà era un eufemismo. visto che a Capodanno il vecchio proprietario dovette restituire i soldi ai clienti, a fronte di soli 32 biglietti venduti. Con gli architetti Luca Tausani e Marco Lucchi il luogo fu reso un anfiteatro senza tempo, centro di gravità della nightlife ruggente. Fu la svolta che lo incoronò re della notte con un successo inaudito fino al 2001, perché i deejay di livello internazionale e le stelle più fulgide facevano a gara per suonare da lui. Lui che come istituzione dell’intrattenimento e pilastro della musica aveva contribuito a rendere la Riviera meta per eccellenza per i giovani, quando la discoteca era ancora tra luci ed ombre una fucina senza sosta di sogni e sensualità. Tito Pinton patron di Musica nella Perla verde lo ricorda come «un pioniere anche nel campo della comunicazione». Ed il dj Angelino Albanese che lavorò per lui dal 1986, racconta che prima di assumerlo al Pineta lo portò a Ibiza, Londra ed a Parigi, per prepararli alle principali tendenze. All’epoca, aggiunge, «avevo la testa tra le nuvole, ma lui investì nella mia formazione, dimostrando fiducia in me». E precisa che l’imprenditore era preciso e rigoroso, ma sapeva stare agli scherzi. «Di solito mi vestivo stravagante - sottolinea - ma una serata arrivai in giacca e cravatta. Renato sulla porta mi rispedì a casa a cambiarmi. Io tornai vestito da donna e lui scoppiò a ridere e mi lasciò suonare conciato così». Le esequie si svolgeranno oggi alle 15 nella chiesa di Santa Maria a Spadarolo di Rimini.

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