Lugo, storica insegna dell’ex cinema, pretesa la tassa: “Ma è un simbolo”

A rischio l’insegna di quella che è stata una delle ultime e più longeve sale in cui decine di migliaia di persone hanno passato pomeriggi e serate gustandosi le più belle pellicole di sempre. è quella dell’ormai ex cinema Giardino, icona di quel viale degli Orsini celebre per il “giro figo” negli anni ’80. Di quelle atmosfere non c’è più nulla, dalle panchine in cemento che sorreggevano i giovani ai cinquantini truccati sui quali si dominava il viale, rigorosamente senza casco e con un paio di Ray-Ban a mo’ di visiera.
Il Comune, considerandola ancora una forma di pubblicità, pretende il pagamento della relativa tassa dal locale che 10 anni fa ha preso il posto della parte anteriore del cinema (prima Divino Cafè poi diventato Giardino-Laboratorio del gusto), quella dirimpettaia al Tondo, il parco di cui l’enorme giardino ha dato il nome alla sala. Una cifra nemmeno troppo esosa, che però al proprietario sembra inopportuna.
«È soprattutto una questione di principio, al di là del costo che comunque tale è – conferma il proprietario del Giardino, Alex Ancarani – e la soluzione che ci hanno ventilato dall’ufficio affissioni è la copertura dell’insegna con un sacco nero, modello pattume. Sarebbe un insulto alla città e alla sua storia, non lo farei mai. L’altra drastica ipotesi è la sua rimozione, che non avverrà mai per mano mia: la vivrei come una decapitazione. Quell’insegna andrebbe considerata come un allestimento artistico e storico di Lugo, un simbolo di qualcosa di importante della città che oggi non c’è più».
Peraltro la sala col proiettore è rimasta com’era una volta, con le sue 888 poltroncine, anche se inevitabilmente inutilizzata. Ed è lì dentro che, come in tutti i cinema, i più giovani si sono scambiati i primi baci e si sono formate le prime coppie.
«Il sogno che ho da lughese e imprenditore - spiega Ancarani - è ridare in futuro, insieme al Comune e a una cordata di imprenditori romantici come me, vita a quella sala per ospitare comici, concerti, show e ancora qualche proiezione. Sono tanti i lughesi che da anni ci ringraziano per non aver toccato l’insegna, come tanti sono quelli che quando parlo dell’ipotesi della sua rimozione non vogliono crederci».
Senza dimenticare che Lugo, grazie al suo festival, è un po’ la capitale del vintage: quell’insegna infatti inizia a far gola a molti, in primis collezionisti e designer, gli unici che forse sperano venga rimossa. Per la città invece questo scenario sarebbe il pessimo finale di un film durato molto di più delle classiche due ore.
Evidentemente anche la prima cittadina ha visto i suoi primi film su quelle poltroncine e sembra essere intenzionata a difenderne la memoria. «Non ero a conoscenza del problema - spiega la sindaca Elena Zannoni -, anche se giustamente gli uffici chiedono un tributo per qualsiasi insegna. Tuttavia, se c’è da valutare la storicità o l’opportunità che questa sia mantenuta, lo decideremo con la giunta. Ho quindi chiesto all’ufficio di sospendere la richiesta per poterla valutare. Personalmente, se non ci sono problemi strutturali, penso che sia un bene che l’insegna rimanga, proprio perché uno dei simboli della città e di un bellissimo periodo, dunque da tutelare. Anzi, magari sarà l’occasione per verificare se ci sono regolamenti, indirizzi presi o da prendere sul tema».