Lugo, pubblica foto hot, viene licenziata dal ristorante

Lugo


Licenziata perché le piace essere libera di esprimersi e farsi vedere. È l’epilogo di un rapporto di lavoro durato tre anni nei quali Manuela Bassani, 23enne di origini colombiane residente nel Lughese, ha svolto l’attività di cameriera in un ristorante della zona.

La sua, almeno secondo quanto racconta la giovane, sembra essere l’ennesima vicenda in cui l’apparenza si trasforma in pretesto discriminatorio. Già, perché lei con i suoi quasi 200mila follower su Instagram è un personaggio noto e appariscente, e sul suo corpo ha voluto giocarci: si è creata un canale su TikTok, quasi 20mila seguaci, e un account su OnlyFans, una piattaforma moderna in cui gli abbonati possono guardare le sue foto, certamente piccanti. Un modo per arrotondare quello che era il suo lavoro.

Non le manca l’autoironia e l’ambizione, caratteristiche che le hanno sempre permesso di attutire i brutti colpi. Il suo nome d’arte sui social infatti è “La_cetaceass”, stiloso neologismo italo-inglese in virtù delle sue forme tipicamente latine: «Quando ero più piccola capitava che mi chiamassero “balena” per il mio peso eccessivo, ed io ho trasformato quello che loro credevano un insulto nel mio punto di forza».

Manuela è stata adottata all’età di soli 2 anni e da oltre 20 vive in Italia con mamma e papà, perfettamente integrata e benvoluta da tutti. Terminati gli studi al Liceo si è messa subito al lavoro, prima come commessa e poi come cameriera: una sorta di contratto a chiamata che le garantiva un’entrata di qualche centinaio di euro a fronte del suo impegno nel fare un po' tutto, tutti i weekend e vari extra.

Manuela, quando è stata licenziata?
«Domenica scorsa, senza nessun preavviso. La titolare mi ha preso da parte comunicandomi di punto in bianco che secondo lei io non ero più adatta a quel lavoro».

E il motivo?
«Quelle foto che io pubblicavo su alcuni canali social, secondo lei potevano arrecare un danno alla loro immagine. Inoltre mi ha rinfacciato di non esserci andata per Capodanno, nonostante l’avessi avvisata già da tempo: mia madre era stata operata per un tumore solo qualche giorno prima e aveva bisogno di me, e io di starle vicino. Quella stessa sera, peraltro, c’erano solo una ventina di prenotati e quattro camerieri, quindi non c’era bisogno di nessun altro. Un pretesto per cercare di nascondere la verità: non le piaceva la libertà con cui esibivo il mio corpo e le voci che iniziavano a girare su di me».

Ma esattamente come si mostra nei suoi social?
«Sia chiaro, io vendo la mia immagine e non il mio corpo. Non c’è nulla di censurabile, è un gioco e una forma di espressione, molto esplicita ma mai banale. Essere al centro dell’attenzione mi è sempre piaciuto, da quando ballavo il Twerk, una danza sensuale di origini africane con influenze sudamericane. La mia popolarità è via via aumentata e da un paio di anni ho aperto la mia pagina su OnlyFans, dove molti abbonati pagano per poter vedere i miei contenuti, che possono essere foto o video, talvolta un po' hot. Una piattaforma nella quale ti puoi mostrare liberamente».

Torniamo a quella sera; come ha reagito quando a fine servizio è stata licenziata?
«Mi è cascato il mondo addosso. Mi sono sentita discriminata e offesa dentro. Purtroppo tendo a chiudermi e in quel momento ho subito in silenzio, anche se a casa ho pianto un po', pur sapendo di essere forte. Mi rivolgerò a un sindacato per capire se quel comportamento sia legittimo e nel frattempo inizierò a cercarmi un’altra occupazione».

Si è sfogata anche con i suoi follower?
«Certamente. Ho pubblicato un lungo video, diventato subito virale con oltre 700mila visualizzazioni, nel quale ho raccontato la mia deludente esperienza, quella che trovo essere un’ingiustizia assurda. E il fatto che io sia una donna forse è alla base di tutto, il che è ancora più deplorevole. Per fortuna l’affetto dei tanti che mi seguono, ma anche di moltissimi altri, mi ha dato quell’energia per guardare avanti. Tuttavia in quegli istanti mi sono sentita discriminata, perché comunque dietro quello schermo in cui la gente ti vede c’è una persona come le altre, in cui sensibilità e dignità non devono essere mai calpestate».

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