Lugo, la Colombia celebra Codazzi, altro eroe dei due mondi

Nessuno è profeta in patria, si sa, e spesso capita che personalità quasi dimenticate nel borgo natio riescano altrove ad assurgere ad altissimi onori: è il caso di Agustìn Codazzi, nato a Lugo nel 1793 con il nome di Giovanni Battista Agostino, a cui pochi giorni fa, nel 164° anniversario della morte, l’Istituto Geografico colombiano a lui intitolato ha dedicato un approfondimento speciale sui propri canali di comunicazione. Tutto a pochi anni di distanza da una grande mostra in cui il militare e cartografo, considerato eroe nazionale non solo in Colombia ma anche in Venezuela e Ecuador, era stato omaggiato dall’Archivio generale di Stato di Bogotà.
L’uomo delle tre patrie
A Codazzi, in particolare, si deve la realizzazione del primo atlante fisico e politico e delle prime mappe e carte geografiche dei tre Paesi. Fu lui, inoltre, a compiere per conto del governo inglese un’ispezione sull’istmo di Panama al fine di indicare un tracciato per la realizzazione del canale. I britannici, però, furono più ingrati dei sudamericani che chiamano Codazzi “el hombre de las tres patrias”, l’uomo delle tre patrie: seguirono infatti le sue indicazioni, ma non lo menzionarono in nessun documento ufficiale.Una vita avventurosa
La vita di Codazzi è degna di un romanzo: lasciò Lugo a 17 anni per andare a studiare ingegneria all’Università di Bologna. Ma la sua vocazione era quella dell’idealismo e dell’avventura: dopo varie peregrinazioni, arrivò persino a combattere al fianco di Simon Bolivar per l’indipendenza del Venezuela. Si recò quindi in Colombia, per poi scegliere di fare ritorno verso gli anni ‘20 dell’800 in Romagna, per un’inattesa parentesi bucolica: a Massa Lombarda acquistò una fattoria e iniziò a lavorare come agricoltore.Ma il Sudamerica doveva aver lasciato tracce troppo profonde nel suo animo inquieto e curioso e così Codazzi fece ritorno in Colombia, dove rientrò nell’esercito, ma questa volta come cartografo e geografo, incaricato di individuare luoghi e itinerari ideali per i movimenti delle truppe. Davanti ai suoi occhi iniziarono così a stagliarsi i paesaggi selvaggi di un continente incendiato dal fermento politico, anche con grandi responsabilità, come quando gli fu chiesto di tracciare le linee di confine tra Venezuela, Colombia e Ecuador.
Negli ultimi anni Agustìn si dedicò all’esplorazione dei territori amazzonici e delle Ande: fu proprio nelle foreste della cordigliera che contrasse la malaria, morendo sulle montagne colombiane il 7 febbraio 1859. Si trovava nella città di Espìritu Santu, che oggi si chiama proprio “Agustìn Codazzi”. La sua salma fu poi traslata nel Pantheon Nazionale di Caracas: la nazionalità che aveva scelto era quella venezuelana, ma anche Ecuador e Colombia lo riconoscono come un eroe che contribuì al loro percorso verso l’indipendenza. E infatti l’istituto geografico nazionale della Colombia porta orgogliosamente il suo nome dal 1950.