Lugo, Carolina, attrice e scrittrice con sindrome di Down: “I limiti li mettono gli altri”

È felice, piena di vitalità, si piace così ed è desiderosa di dimostrare che la sua condizione non è certamente un limite. Questa è Carolina Raspanti, commessa 40enne di Lugo con sindrome di Down. Un termine che lei ha deciso di stravolgere nel suo esatto contrario, vivendo “up”, su di morale e sempre a testa alta, fiera dei successi raggiunti. Ne è davvero convinta e non recita nessuna parte. Anche se in realtà attrice lo è stata, nel 2019, come protagonista del film Dafne, che ottenne il premio della critica al Festival internazionale del cinema di Berlino. Nella pellicola Carolina interpretava appunto Dafne, una giovane donna con sindrome di Down che deve affrontare la perdita della madre. Il suo estro e la dedizione per la scrittura, inoltre, le hanno consentito di pubblicare due libri grazie ai quali, tre anni fa, le è stata conferita l’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica. La giovane scrittrice, infatti, ha devoluto il ricavato dei due volumi a un’associazione che si occupa di persone affette da disabilità psico/motorie, le quali hanno provveduto alla rilegatura dei testi. «Nel primo racconto un po’ la mia vita, la famiglia, le persone a cui tengo di più, le mie passioni e il lavoro - racconta Carolina ricordando le giornate passate a scrivere i due libri -. Nel secondo invece mi sono concentrata su alcuni comportamenti della società moderna, come la violenza sulle donne, il bullismo, il razzismo e l’omofobia. In realtà ne ho pubblicato anche un terzo, nel quale ripercorro la bella esperienza del film, tutti i retroscena e le forti emozioni che si possono provare. Tutte queste esperienze mi hanno certamente fatto maturare e reso ancor più autonoma». E visto che ha tirato fuori questi assi nella manica, è pronta per il poker. Un quarto libro, il cui tema è certamente attualissimo: una raccolta dei tanti “stati” su Whatsapp, una panoramica sui vari temi che si decide di rendere pubblici e fare vedere ai propri contatti, talvolta nella speranza che quella persona lo legga e magari...risponda o replichi con un altro stato e con lo stesso obiettivo, farsi leggere dalla persona, o le persone, con la quale in quel momento dialogare è difficoltoso. Poi c’è la sua quotidianità, in cui il lavoro diventa piacere e soddisfazione. «Da 17 anni sono in questo supermercato - sottolinea -. Amo il mio lavoro e mi piace sempre di più; è la mia passione e continuo a farlo perché mi fa stare bene. Mi sento amata e valorizzata da tutti». Da buona comunicatrice poi, vuole lanciare un messaggio in questa giornata particolare, che però lei preferisce vivere come una delle tante dell’anno. «Vorrei che la gente capisse che la parola “down” non deve poter essere intesa e vissuta come un ostacolo o un limite - rimarca Carolina -. Forse bisognerebbe smettere di usare quella dicitura. Noi dobbiamo essere orgogliosi e fieri di quello che siamo, che eravamo e che potremo diventare un giorno, magari più autonomi e indipendenti. Io mi accetto per come sono, perché mi piaccio. E penso che lo stesso valga per tantissimi altri ragazzi e ragazze con questa sindrome, che se non ce la ricordassero gli altri forse per noi non esisterebbe proprio - conclude -. Dobbiamo essere liberi di essere noi stessi, felici di esserlo. Ma non solo in questa giornata: tutto l’anno, tutta la vita».

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