“Le banconote false nel portafoglio? Le hanno messe a mia insaputa”: la 29enne di Conselice si difende

Chi non sogna di risvegliarsi una mattina e, nel portafoglio che si credeva praticamente vuoto, ritrovare banconote inserite a propria insaputa? È quanto accaduto a una 29enne di Conselice che gestisce un bar a Cesenatico: peccato che secondo i carabinieri quel denaro - due banconote da 50 euro - sia contraffatto, così come i soldi trovati in una busta in sala, dentro la quale c’erano 900 euro in contanti. Secondo la donna, arrestata perché trovata in possesso del denaro falso, quelle banconote non sono mai state spese, anche perché a metterle nel portafoglio e nella busta sarebbe stato il compagno, senza dirle nulla: questo è quanto la 29enne - difesa dall’avvocato Antonio Luciani - ha raccontato alla giudice Antonella Guidomei in tribunale a Ravenna, dove è stata portata per direttissima ieri mattina. La donna ha sostenuto di avere accompagnato in stazione il compagno - diretto a Milano per lavoro - nella mattinata di venerdì scorso; dopodiché, avrebbe trascorso l’intero fine settimana insieme alla figlia, senza uscire di casa, fino a che lunedì mattina il fratello non l’avrebbe chiamata per farsi restituire soldi prestati in precedenza: a quel punto si sarebbe accorta della presenza delle banconote contraffatte. «Non sono mie, ho immaginato che potesse averle messe lì il mio compagno, ma non ho idea del perché, avrei aspettato il suo rientro per parlarne con lui» si è giustificata in aula.

Di lì a poco, però, in casa si sono presentati i carabinieri della stazione di Massa Lombarda per eseguire una perquisizione: a quanto risultava loro, infatti, verso la fine di giugno il suo compagno aveva speso denaro fasullo in un supermercato. Non trovando l’uomo, però, è stata arrestata la 29enne, che in tribunale ha fornito una ricostruzione piuttosto confusa dell’origine di quel denaro. Con annesso colpo di scena: a specifica domanda del suo difensore, la donna ha rivelato che il fidanzato - tramite whatsapp - le avrebbe prima dichiarato di essere pronto ad assumersi le proprie responsabilità, per poi scaricare la colpa su «un amico».
La versione fornita non ha convinto troppo la Procura, rappresentata dal vice procuratore onorario Marianna Piccoli, né la giudice, che però, dopo aver convalidato l’arresto, non ha disposto nessuna misura cautelare, mancando gli elementi per provare che vi sia stata un’attività di smercio delle banconote contraffatte da parte della 29enne incensurata.