Federico Settembrini, il sindaco di Cotignola ex cantante punk: “Sono bello e simpatico”

Lugo

Settembrini, lei è considerato uno dei sindaci più simpatici dell’Unione; è davvero uno dalla battuta facile o sono solo troppo noiosi e impostati gli altri 8 suoi omologhi della Bassa Romagna?

«Chiedo scusa, ma c’è un equivoco: io non sono il sindaco più simpatico dell’Unione, sono il più bello. Poi, se a bello vogliamo aggiungere anche simpatico, non mi offendo».

Che sia un po’ la versione seria di Palmiro Cangini, l’assessore alle Varie ed eventuali di Roncofritto interpretato da Paolo Cevoli, glielo avranno già detto in molti; c’è invece un altro comico nel quale si rispecchia o da cui vorrebbe prendere qualcosa?

«No, lei è il primo a paragonarmi a Cangini: un tocco di originalità che le riconosco, complimenti. Tra i comici, ho sempre avuto ammirazione per Daniele Luttazzi: tagliente come una lama, rapido come una saetta, minimale e al tempo stesso spiazzante. Non posso dire di rispecchiarmi in lui, abbiamo personalità lontane; forse è proprio per questo che lo trovo interessante».

E comunque a lei è sempre piaciuto stare sul palco con un microfono in mano; sorvoliamo sui comizi, ma è stato davvero un cantante punk?

«Ebbene sì, seppur da amatore, lo sono stato. Con tre amici, a metà anni ’90, mettemmo su una band di precari in cerca (non troppo convinta) di lavoro. Il mio pezzo preferito era Iccri – Istituto di credito delle casse di risparmio italiane: all’epoca lavoravo nella frutta e mi arrivarono due lettere che, con linguaggio burocratico surreale, mi comunicavano un rimborso di poche migliaia di lire diviso in due notifiche. Mi colpì talmente tanto che trasformai quella missiva in una canzone: sul palco leggevo qualcosa di indecifrabile per molti, ma fondamentale per il nostro sistema».

Oggi invece quali sono gli artisti che ascolta?

«Prediligo la musica italiana, perché il mio inglese non è così formato da permettermi di cogliere davvero il senso dei testi. Detto questo, non mancano le eccezioni “esterofile”: Radiohead, Daft Punk, Dirty Three, Sigur Rós... un po’ giurassico, lo ammetto. Sul fronte italiano: Iosonouncane, Daniela Pes, Okgiorgio, Prima Stanza a Destra, Liberato, I Hate My Village, Chiello, Zen Circus, Nu Genea, Teho Teardo. Insomma, passo dalla cassa dritta allo sgrammaticato, facendo tappe tamarre».

Quanto le è servito nel suo ruolo di amministratore pubblico aver lavorato per molti anni nelle scuole e in mezzo ai giovani?

«Non lo so... dovrei pensarci con più calma, ma lei mi metterebbe fretta e probabilmente dovremmo stare dentro certe lunghezze».

I suoi amici ci dicono che oltre alla musica tra le sue passioni ci sono la falegnameria e la carpenteria; un sogno di legno che vorrebbe realizzare?

«Da tempo ho in mente un progetto: realizzare dei mobili in anamorfosi che, visti da una certa angolatura, sembrano perfettamente a squadro ma in realtà non lo sono. Non è un sogno in grande, più che altro una piccola sfida tecnica».

Ad alcuni dei suoi colleghi piacciono le due ruote, quelle però in cui basta dare del gas, lei invece preferisce pedalare; qual è stata l’ultima uscita bizzarra in sella alla sua bicicletta?

«La mia ultima “impresa” è stata un viaggio di 480 km percorsi in due giorni e mezzo. Cotignola – Torrebruna, comune abruzzese con cui abbiamo un patto di amicizia. Unire passione e dovere è stato un po’ come compiere un pellegrinaggio istituzionale. Nota di colore: lo spazio in bici è poco, così ho spedito in anticipo camicia, pantaloni e fascia tricolore».

Un politico non si dovrebbe mai nascondere dietro una maschera; perché a lei invece piace così tanto farlo durante la carnevalesca sfilata della vostra Segavecchia?

«Non sono del tutto d’accordo: dipende da che maschera si indossa. Nei momenti difficili può servire a trasmettere sicurezza, non certo a nascondersi dalle responsabilità. Alla Segavecchia invece... puro divertimento: mi hanno permesso di stuzzicare con rispetto tante persone. Per anni, ad esempio, mi sono infilato a casa di una cotignolese che mi offriva zuccherini e vino... e io ne approfittavo volentieri».

A differenza degli altri sindaci intervistati nelle puntate precedenti, a lei non abbiamo chiesto chi preferisce tra loro, i suoi pregi e i difetti, dove andrà o è andato in ferie e nemmeno in quale capitale del mondo vorrebbe fare il sindaco; c’è una domanda che potevamo farle a cui avrebbe risposto alla “Settembrini”?

«È da quando ha iniziato questa rassegna che aspetto il mio momento, per rispondere alla domanda: “Quale collega preferisce?”. Dalla presentazione del bilancio cotignolese — che gode di un solido avanzo — subisco da tutti e otto i colleghi un bullismo che definirei trumpiano. Credo stiano già pensando a maggiori trasferimenti Cotignola–Unione Bassa, alla pari dei temuti dazi a stelle e strisce. Ma loro non sanno con chi hanno a che fare: Cotignola non è l’Unione Europea. Casadei, io quegli otto... li odio tutti!».

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