Conselice, la lite per gli arancini finisce in tribunale

Sarà la nostalgia della terra d’origine, la Trinacria, o quell’improvvisa voglia di frittura al mattino, fatto sta che una richiesta di arancini avanzata da una coppia di origini siciliane in una pasticceria del Conselicese gestita da un corregionale si è trasformata in un caso approdato in tribunale. La questione si è conclusa con l’assoluzione del pasticciere, che era accusato di minaccia aggravata dopo la denuncia presentata dal cliente, ma come si sia arrivati a questo punto lo hanno spiegato i diretti interessati ieri al giudice Roberta Bailetti e al vice procuratore onorario Adolfo Fabiani.
I fatti contestati risalgono al 25 luglio del 2020. Secondo quanto riferito in aula dal denunciante, costituitosi parte civile, il titolare della pasticceria avrebbe reagito in maniera eccessiva alla sua richiesta di poter comprare degli arancini: «È uscito dal laboratorio con un coltello in mano, ha minacciato di tagliarmi la testa e mi ha dato del cornuto». Su come si possa essere passati così repentinamente da una semplice domanda a una minaccia aggravata l’uomo non ha però saputo fornire risposte dettagliate.
La versione del pasticciere differisce nettamente da quella raccontata dalla parte civile. L’imputato ha risposto alle domande spiegando come il conterraneo si fosse già presentato in altre occasioni nel suo locale «facendo perdere tempo»: torte fatte preparare e mai ritirate, ordini disdetti all’ultimo e episodi simili. Insomma, la presenza del signore in pasticceria il 25 luglio 2020 non sarebbe stata troppo gradita. La moglie del pasticciere ha inoltre raccontato che quella mattina era giunta una telefonata: «Mi avevano chiesto se c’erano degli arancini, ma ho risposto che bisognava prenotarsi su Whatsapp quando mettiamo gli annunci sui social». Nonostante questo, la coppia di siciliani si sarebbe presentata nel locale pretendendo le prelibatezze tipiche dell’isola, consumando «due paste» per 2,60 euro e andando via «senza pagarle» dopo l’alterco. Insomma, un atteggiamento che, visti i trascorsi riferiti, ha fatto perdere la pazienza al titolare dell’esercizio: questi ha inoltre dichiarato di avere reagito prendendo in mano non un coltello, ma una spatola con cui stava livellando la panna per una torta di matrimonio in preparazione. Per i suoi difensori, i legali Manuela Orselli e Andrea Valentinotti, la testimonianza resa dal denunciante, portato in tribunale insieme alla moglie con un accompagnamento coattivo, sarebbe stata «assurda», mentre l’avvocato di parte civile, Michela Anna Guerra, aveva chiesto una provvisionale da 3.000 euro. Alla fine è arrivata l’assoluzione, come richiesto in arringa da Valentinotti, «perché il fatto non sussiste».