Bassa Romagna, gli argini di fiumi e canali minacciati dagli istrici

Argini di fiumi e canali ancora sotto la minaccia degli istrici, oggi decine di migliaia e sempre più voraci nello scavare lunghi cunicoli in cui vivere e cibarsi. Ma soprattutto difficili da stanare.
A lanciare l’allarme questa volta è la rappresentanza locale di Coldiretti, in particolare da Conselice e Alfonsine, che chiede alla Regione di porre rimedio a questo problema, in primis contenendo la riproduzione di quella che non può certamente più essere considerata una specie in via d’estinzione o da proteggere con particolare attenzione.
Magari, come sperano anche i tanti alluvionati e i comitati che li rappresentano, andrebbero invece protetti gli argini dei fiumi dalle erosioni di questi animali fossori.
L’associazione degli agricoltori pone l’attenzione anche sulle criticità legate ai terreni in cui si coltiva e raccoglie che, oltre agli allagamenti conseguenti verosimilmente anche alle numerose tane, devono mettere in conto altre problematiche.
Considerando l’ampiezza e la lunghezza di alcune di queste tane, in certi casi decine e decine di metri per un diametro in cui riesce a entrare una persona, cresce infatti il rischio che il terreno possa cedere al passaggio dei mezzi o che, tanta è la mole di terra depositata all’esterno, le costose macchine per la raccolta o lo sfalcio vadano a impattare contro inattesi dossi di terra creando dei notevoli danni economici e un reale rischio per gli operatori.
Decine e decine le tane che periodicamente vengono avvistate e segnalate lungo i corsi dei fiumi del territorio, in primis Lamone, Santerno, Senio e Sillaro, ma gli interventi di ripristino spesso non sono risolutivi, proprio perché – a detta dell’associazione – in molti casi si procede a chiudere solo l’estremità, non riuscendo quindi a riempire e compattare le cavità, che rimangono di fatto delle vere e proprie crepe pronte a riempirsi d’acqua in caso di piene e indebolire gli argini.
«L’istrice è classificato specie protetta e pertanto escluso da ogni forma di controllo numerico - ribadisce il presidente di Coldiretti Ravenna, Assuero Zampini -. Ormai si stima siano decine di migliaia quindi tutto meno che specie in via di estinzione. Alla Regione, per la sicurezza del territorio e dei cittadini, chiediamo sia fatto un piano di controllo serio: proposte fantasiose come quella che circolava di catturare gli istrici e liberarli in montagna può essere elaborata solo da una mente bizzarra: per risolvere le rotture degli argini gli facciamo provocare frane in montagna».
Dunque l’aut aut: «I vari enti preposti - chiosa Zampini - devono decidere se mettere in sicurezza comunità, cittadini e imprese o lasciare campo libero agli animali fossori, istrici compresi, delocalizzando la popolazione di intere province». A. CASA.