Alluvione a Lugo, spuntano 70mila mascherine anti-Covid: "Le daremo a chi ne ha bisogno"

L’acqua che dieci giorni fa ha invaso il centro storico ha sommerso molte scuole ma anche fatto venire a galla un enorme spreco: decine di migliaia di mascherine per contrastare l’emergenza Covid inutilizzate, quelle classiche composte da tre strati di tessuto non tessuto, realizzate espressamente per la presidenza del consiglio dei ministri della quale riportano l’inconfondibile brand. E così la sede lughese del Cpia (Centro provinciale per l’istruzione degli adulti) è stato costretto a buttare tra i rifiuti circa 80 scatoloni nelle adiacenze dell’ingresso, in via Matteotti 55, e oltre 200 sul retro, in via Tellarini. Ognuno di questi conteneva tre diversi modelli di mascherine chirurgiche (di tipo II R), la maggioranza con dodici 12 da 30 pezzi. Il bilancio approssimativo potrebbe dunque essere intorno alle 100mila mascherine. Di queste solo una minima parte sembrerebbe essere deteriorata. Le confezioni di plastica che le contengono sono ancora sigillate e nemmeno i cartoni sembrano deteriorati o inzuppati di acqua. Fiumi di soldi buttati. A quei cumuli di rifiuti bagnati che stavano marcendo sotto al sole si sono avvicinati anziani muniti proprio di mascherine per scongiurare gli effetti di possibili esalazioni o, più semplicemente, attenuare l’odore insopportabile. «Purtroppo la scuola si è allagata come tutti gli altri edifici su questa via e abbiamo potuto salvare poco materiale – spiega il dirigente mostrandoci i danni all’interno dell’istituto e gli scatoloni di mascherine salvati – sono duecento quelli che non si sono bagnati. Gli altri li abbiamo accatastati in strada perché, contenendo dispositivi medici di protezione, non potevamo garantirne allo stato attuale la perfetta conservazione». Quelle che andranno al macero non hanno nemmeno raggiunto la data di scadenza, che in quei casi varia dal settembre al dicembre prossimi fino al marzo del nuovo anno. «Quelle che si sono salvate e abbiamo conservato, circa 70mila pezzi, noi le daremo volentieri a chi ne può aver bisogno – prosegue il dirigente – e quindi invito enti o associazioni a farsi avanti». Le mascherine ammassate all’esterno sono state rimosse nel pomeriggio di ieri e trasportate in una delle due discariche a cielo aperto allestite in altrettante aree dedicate, lungo via Montanari e in via Acquacalda.