In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, la Casa residenza anziani Sassoli di Lugo installerà una panchina rossa nel suo grande giardino. A verniciare la panchina di rosso, rendendola quindi simbolo dell’impegno contro la violenza sulle donne, sono state le stesse anziane e gli anziani della struttura, coadiuvati da operatrici e operatori. L’inaugurazione della panchina avverrà venerdì 26 novembre alle 10. Accanto ai responsabili dell’Asp dei Comuni della Bassa Romagna, che gestisce la struttura, interverranno il sindaco Davide Ranalli e l’assessora alle Politiche di welfare Lucia Poletti.
A raccontare com’è nata l’idea della panchina rossa sono Greta Ghetti, coordinatrice della Cra Sassoli e Caterina Cavina, addetta all’animazione, che ha raccolto le testimonianze delle anziane e degli anziani della struttura: «Il 15 agosto 2021 la presa di Kabul ha toccato molte coscienze, anche quelle delle ospiti e degli ospiti della Cra Sassoli di Lugo. Insieme abbiamo visto le drammatiche immagini dell’ascesa dei talebani, delle persone in fuga appese agli aerei e delle donne disperate.
Da lì è iniziata una riflessione sui diritti della donna. Alcune ospiti non erano a conoscenza della realtà afgana, non avevano nemmeno mai visto un burqa e così abbiamo iniziato a prendere informazioni sullo stato dei diritti della donna in alcuni Paesi del mondo, sulle regole e i divieti che devono rispettare, su cosa possono e non possono fare. La riflessione è poi passata a noi, al nostro recente passato, e al patriarcato che condiziona anche la nostra cultura.»
Molte ospiti, come riportano Ghetti e Cavina, riferivano che da ragazze non potevano uscire sole, senza padre, fratello, marito, non potevano prendere la patente né aspirare a una reale istruzione o carriera lavorativa.
«Le storie di ognuna – raccontano ancora – si sono legate a quello che sta succedendo in Afghanistan e le ospiti, ma anche gli ospiti, hanno mostrato sensibilità e preoccupazione per gli avvenimenti tuttora in corso. La cronaca poi riporta costantemente fatti di femminicidio, raccontati e appresi anche questi dagli ospiti, che ispirano sempre sentimenti di dispiacere, ma anche di rabbia. La considerazione delle ospiti, piuttosto sensibili all’argomento, è che bisogna “sempre e comunque andare dai carabinieri!”.
Alcune hanno raccontato ciò che accadeva loro (“una spinta, una sberla, perché rispondevo troppo”) o alla vicina di casa (“si sentiva picchiare e lei piangere, ma nessuno faceva niente”), tanto che alla fine è stato proposto loro di dipingere una panchina di rosso, un manufatto da porre nel giardino a segno della nostra partecipazione agli eventi, segno che le case di riposo non sono isole a se stanti dove non filtra più nulla, ma comunità di persone ancora attente e sensibili agli avvenimenti del mondo.
La panchina è stata dipinta – concludono Ghetti e Cavina – non senza difficoltà visto che tutti sono in carrozzina, ma con un buon risultato.»