Lugo, rifugiato non gradisce il cibo e blocca sede della Croce Rossa

Lugo

LUGO. Ai pasti offerti dalla Croce Rossa Italiana che lo ospitava nella struttura di Lugo, preferiva tornare in Nigeria o piuttosto andare in prigione. Quali che fossero i suoi gusti in fatto di cibo, la protesta imbastita da Vincent Uniomwan, nigeriano di 19 anni assistito come richiedente asilo nella struttura di viale degli Orsini, non ha raggiunto nessuno degli obiettivi preposti. Per avere chiuso a chiave e bloccato l’accesso alla sede della Cri minacciando di bruciare tutto e per avere poi sfondato la porta a vetri con calci e pugni, è stato sì arrestato dai carabinieri, ma il giudice lo ha rimesso in libertà disponendo l’obbligo di firma tre volte a settimana.

L’episodio si è verificato lunedì mattina. Lo straniero era stato trasferito da Cervia, spostamento non gradito dal 19enne. Così due giorni fa, attorno alle 10 ha sfilato le chiavi dalla serratura della porta d’ingresso della sede della Croce Rossa, e ha chiuso fuori tutti, ospiti e operatori compresi. Mentre arrivavano carabinieri dell’Aliquota Radiomobile, contattati dal personale della struttura, lo straniero ha iniziato con le minacce, del calibro di brucio tutto e spacco tutto, mimando anche con la mano il segno del taglio della gola.

Rivendicava anche il fatto che da tempo non riceveva più soldi dal servizio. Si è calmato all’arrivo dei militari, ai quali hanno subito aperto. Sembrava finita lì. Invece, non appena la pattuglia si è allontanata, il ragazzo è tornato alla carica. Dopo appena cinque minuti, impugnando due birre, ha mandato in frantumi due vetri del portone d’ingresso, per poi continuare a prendersela anche con le porte interne degli uffici.

Inevitabile l’arresto da parte dei carabinieri, che hanno portato il giovane in caserma per l’identificazione. Già noto alle forze dell’ordine per altri episodi tra Bologna e Lugo, lo straniero è comparso ieri davanti al giudice Cristiano Coiro per l’udienza per direttissima, accusato di danneggiamento e violenza privata. Il vice procuratore onorario Ornella Manoli ha chiesto il divieto di dimora e la convalida dell’arresto. L’avvocato Francesco Papiani ha chiesto i termini a difesa, ottenendo l’obbligo di presentarsi alle forze dell’ordine tre volte a settimana.

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