Lugo, parla un giovane pentito di una baby gang

Lugo

«Giravo con loro per essere sicuro di non ritrovarmeli mai contro». È chiaro il concetto, almeno quanto lo sono le parole di un ragazzino di nemmeno 16 anni che si dice “pentito” di aver frequentato una delle baby gang che da molti mesi imperversa sul territorio, soprattutto tra Massa Lombarda e il Lughese. Come molti di loro è di origine straniera, risiede in un comune della Bassa Romagna, ma la sua identità la terremo nascosta, così come la scuola che frequenta. Delle scorribande compiute ultimamente invece ne vuole parlare apertamente, certificandole tutte con una serie di messaggi nelle chat di gruppo in cui si vantano e talvolta programmano le loro “bravate”.

Già, perché anche per lui fino a qualche giorno fa erano semplicemente delle ragazzate. E invece la realtà è un’altra. Una premessa però la fa, anche questa comprovata da alcuni sfottò ricevuti proprio per la sua pacatezza, per usare un eufemismo: non ha mai partecipato attivamente a nessun grave episodio, però è stato spalleggiatore e spettatore.
Le amicizie sbagliate
«Ho deciso di fermarmi adesso perché la situazione stava degenerando – racconta l’adolescente – e ho capito che prima o poi sarei stato coinvolto in qualche cazzata più grande. Non sono l’unico che si sta allontanando da amicizie sbagliate. Tutto inizia per gioco, magari emulando cantanti (trapper e rapper che spesso inneggiano e istigano a crimini di ogni tipo) o fenomeni social, per poi fare a gara a chi è più temuto tra i banchi di scuola, poi tra le strade del posto in cui vivi e via via l’escalation che ti porta a fare le trasferte in città più grandi».

Nel suo racconto traspare la noia di molti, le giornate passate in strada, tanta incoscienza e un certo senso d’impunità, che quando decade però può ribaltare la situazione e far sorgere dubbi e timori in chi professa il motto “tanto non ci faranno mai nulla”.
La rapina andata male
Peraltro un recente arresto ha iniziato a far capire un po' di cose tra i gruppetti che gravitano attorno alle baby gang, o almeno tra chi ha intenzione di mettersi in riga. Nell’aprile scorso, infatti, a Massa Lombarda è stata compiuta una rapina ai danni di un tabaccaio. Quest’ultimo ha messo in fuga il malvivente, entrato a volto coperto e impugnando un coltello, tirando fuori una mazza da baseball e rincorrendolo per strada. Nel giro di poco è stato arrestato un minorenne straniero del posto – come conferma lo stesso tabaccaio - e denunciati alcuni coetanei, alcuni anche connazionali, che si sarebbero resi complici. Di conseguenza alcuni genitori sono stati convocati dalle forze dell’ordine e il tam tam tra loro ha messo in allerta i figli di molti altri.
I genitori
«È così – conferma -. Spesso i nostri genitori non sanno nulla, non lo immaginano nemmeno. Quando lo imparano iniziano i rimproveri e le punizioni, poi ovviamente c’è anche chi ha famiglie già un po' disastrate. Nel mio caso mio padre mi ha messo davanti a due opzioni, continuare e fare la fine degli altri o smettere subito. Ho scelto la seconda. Io a scuola vado abbastanza bene, i miei lavorano e non voglio giocarmi tutto per niente».

D’altronde se a quell’età si è già pronti a compiere rapine brandendo dei coltelli, l’upgrade nel giro di pochi anni è abbastanza scontato. E oggi in molti li tengono in tasca come fossero monete. Pochi mesi fa tra Fruges e Massa Lombarda, alcuni minorenni, in gran parte extracomunitari under 14, avevano infastidito e ingiuriato, minacciando di darle fuoco all’auto e spaccare la testa al padre, una donna e i suoi anziani genitori all’interno della loro abitazione, tirandole contro ortaggi tagliati di netto - quindi con una lama - dal proprio giardino.

Certamente nelle baby gang il derby tra spavalderia e stupidità termina sempre con un pareggio, tempi supplementari e mai un rigore. Il rigore in quegli ambienti non esiste. E i recenti episodi di furti e bullismo alla piscina di Lugo, terminati con l’intervento di Commissariato e Polizia Locale, ne sono la conferma.
Tra i social e le chat
«Quando è uscito l’articolo della piscina sul vostro giornale – sottolinea il “baby pentito” - io ho avuto paura, anche solo per la presenza della polizia, ma molti di loro hanno visto quelle pagine come un trofeo. Un biglietto da visita per mostrarsi ancora più forti. Per alcuni giorni tra i social e le chat giravano delle gag in cui era un continuo sbeffeggio».

Tuttavia da quel giorno questo ragazzino dice di essere cambiato, e dal suo racconto sembra sincero, anche se una ricetta per gli amici sembra non averla.

«Quello che dovrebbe far paura è una denuncia – conclude rivolgendosi ai coetanei – che ti potrebbe segnare la vita. I controlli delle forze dell’ordine sono aumentati e ormai ci conosceranno bene, ma questo alla nostra età non sempre si capisce. Io credo di aver fatto la scelta giusta».

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