Lugo, maltrattata ogni giorno dal marito: "Non potevo uscire neanche per fare la spesa"

Lugo

“Un regime di vessatoria prevaricazione e mortificante oppressione”: è la condizione che per mesi avrebbe subito una giovane donna di origini marocchine, residente a Lugo, a causa dei continui maltrattamenti perpetrati dal marito, un suo connazionale sulla quarantina. I fatti contestati risalgono al periodo che va dall’ottobre del 2017 al febbraio del 2018. Giovedì scorso la donna, accompagnata dall’avvocato Alessandra Giovannini, si è presentata in tribunale a Ravenna per essere ascoltata come parte offesa dal viceprocuratore onorario Marianna Piccoli. «Andavo a scuola di nascosto – ha riferito la ragazza ripercorrendo i fatti di circa quattro anni fa –. Mi diceva che quando volevo uscire di casa dovevo mandargli un messaggio. La mattina dovevo avvisarlo per chiedergli se potevo uscire o no. Non potevo uscire con le mie amiche né andare al mercato a fare la spesa, non mi dava neanche un euro».

Schiaffi e strattoni

Violenze psicologiche e verbali che spesso sarebbero degenerate anche in schiaffi, strattoni e spinte, fino a far assumere al marito un ruolo che si potrebbe per l’accusa quasi definire di carceriere. Stando a quanto denunciato dalla vittima, l’uomo, che per mesi non aveva consentito alla moglie nemmeno di entrare in possesso dei propri documenti, era arrivato persino ad impedirle di recarsi alla scuola di italiano che avrebbe desiderato frequentare per imparare la lingua.

Richiesta di aiuto in un biglietto

Ma è proprio a una delle sue insegnanti che la donna si è rivolta per chiedere sostegno quando la situazione si è fatta insopportabile: il messaggio d’aiuto era contenuto in un foglio, tradotto dall’arabo all’italiano con Google Translate, recapitato ai docenti nel febbraio del 2018, dopo aver sottratto le chiavi di casa da un mazzo lasciato attaccato alla serratura interna mentre il marito era assente. Allora era stata una professoressa della scuola ad accompagnare la trentenne in caserma, dove però non fu sporta denuncia: al ritorno l’ennesima lite, proseguita anche il giorno successivo, e la minaccia di cacciarla di casa per riportarla in Marocco. Una lite in cui non sarebbero mancate nemmeno le percosse, tanto che questa volta la donna, dopo aver atteso che il marito uscisse nuovamente di casa, si è decisa a contattare il numero di emergenza 112.

In ospedale

Con i carabinieri era arrivata anche l’ambulanza per portarla in ospedale, dove furono riscontrate lesioni per una prognosi di 5 giorni. È qui che, dopo poche ore, la donna è stata colta da un’ulteriore sorpresa: saputo dell’intervento delle forze dell’ordine, il marito si è infatti recato in ospedale per parlarle, dileguandosi però alla vista dei carabinieri.

La denuncia

Quello è stato l’ultimo giorno in cui i due si sono visti, poi la decisione di denunciare: la donna è stata quindi affiancata dall’associazione antiviolenza Demetra - Donne in aiuto, che la ospita in una delle sue case-rifugio. Parallelamente il sostituto procuratore Cristina D’Aniello ha aperto un fascicolo a carico dell’uomo che, difeso dall’avvocato Raffaele Coletta, deve rispondere di maltrattamento contro familiari e lesioni personali aggravate. Mandato a processo l’ormai ex marito, la vittima ha tuttavia deciso di non costituirsi parte civile.

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