Lugo, Daniela Poggiali e i 43 mesi di carcere: "Vorrei tornare a fare l'infermiera"

«Voglio riappropriarmi della mia libertà, perché la sofferenza che si prova quando te la tolgono ingiustamente è indescrivibile». Sono le prime parole da donna libera che ha ribadito più volte Daniela Poggiali, l’ex infermiera che dal 24 dicembre scorso era tornata in carcere. Lunedì sera è arrivata la svolta, che le ha permesso di tornare a Giovecca, nell’abitazione in cui è tornata a dormire, stanca e stressata, insieme al compagno Luigi.

Oltre 43 mesi di carcere

Esce in cortile e sotto un cielo plumbeo il suo aspetto solare è l’ennesimo contrasto di una persona che, come ammette lei stessa, spesso è al di sopra delle righe, ma questo è il suo carattere. «Sono felice di essere tornata una donna libera – commenta emozionata –. Mentre leggevano la sentenza ero serena, perché l’intera vicenda processuale stava andando nella direzione giusta. Questa storia doveva finire così». Lo dice pensando agli oltre 43 mesi di detenzione, per i quali – dice – ora potrebbe anche valutare una richiesta di risarcimento: «è prematuro, ma valuteranno i miei avvocati». Poi parla della vita dietro le sbarre: «In carcere sono sempre stata trattata bene – racconta – sia dalle altre detenute che dal personale. Ho salutato per l’ultima volta, tra lacrime e abbracci, la mia compagna di cella dicendole che “oggi esco io, ma domani esci tu, e io ti aspetto fuori”».

Il futuro

Per ora si gode la realtà, l’essere stata scagionata. Poi ci sono i sogni: «Vorrei tornare a fare l’infermiera – auspica – perché è una cosa che so fare bene, mi piace ed è sempre stato il mio lavoro. Questi anni di carcere non mi hanno tolto la voglia di farlo e mi auguro la reintegrazione. Dal collegio Ipasvi (la federazione degli infermieri) – sottolinea la Poggiali – mi sarei aspettata almeno due parole di scuse. Nonostante ciò molte colleghe, già nel 2017, mi hanno dimostrato affetto e sostegno». Vuole godersi quest’ultima doppia assoluzione in Corte d’Appello «a testa alta, fiera di averci sempre messo la faccia».

Le foto con l’anziana morta

La faccia – ci si conceda il gioco di parole – l’aveva messa nei due scatti accanto a un’anziana deceduta, che le costarono il posto di lavoro e tutto quell’accanimento mediatico. «Mi sono pentita di quelle due foto e se tornassi indietro non le rifarei – ammette – anche se forse ho pagato più del dovuto, diventando per tutti un mostro e una serial killer». E sull’onda di quelle immagini, unite al processo per omicidio di questi anni, in tanti l’hanno diffamata, ingiuriata e persino minacciata sui social, non appena la notizia dell’assoluzione si è diffusa. Leoni da tastiera sui quali ora potrebbe rivalersi: anche se per ora non vuole confermare nulla, ufficiosamente ci viene confermato che «c’è la fila di avvocati civilisti pronti a rappresentarla».

Alle parti civili: «Mi dispiace»

Si emoziona e non trattiene le lacrime quando si rende conto di rispondere alle domande nel giardino di casa, circondata dai campi e non da fredde inferriate. «Ho bisogno di stare da sola, con la mia famiglia e riprendermi la vita quotidiana – continua –. Una parte di me è molto cambiata e ora vivrò molto di più alla giornata, accettando quello che viene e che Dio vorrà». Un pensiero, a domanda, va ai parenti delle vittime. «Mi dispiace che abbiano dovuto affrontare questa vicenda paradossale – conclude –, ma il peso più grosso l’ho dovuto portare io, non certo loro».

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