Lugo, la Finanza scopre 16 furbetti dei buoni spesa

Dopo i furbetti del reddito di cittadinanza, gli uomini della Tenenza di Lugo della Guardia di Finanza scoprono i furbetti dei buoni spesa. Nell’ambito degli accertamenti condotti dalle Fiamme Gialle, infatti, sono stati smascherati soggetti che hanno chiesto e beneficiato illecitamente delle misure di sostegno alle famiglie in difficoltà introdotte dal Governo per fronteggiare l’emergenza sanitaria, economica e sociale in atto. Nel corso delle ordinarie attività di contrasto alle indebite percezioni di erogazioni pubbliche, i militari lughesi hanno avviato e concluso specifici controlli nei confronti dei beneficiari dei “buoni spesa” erogati dal Servizio Sociale dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna a favore delle persone e delle famiglie in condizioni di disagio economico e sociale causato dal Covid-19 e destinati all’acquisto di generi alimentari e di prima necessità. Passate al setaccio più di 250 posizioni; dall’analisi delle quali le attenzioni investigative si sono concentrate su una platea di circa il 20% dei casi esaminati che avevano fatto emergere già da un primo sommario esame delle relative istruttorie alcuni indici di anomalia rispetto a quanto dagli stessi dichiarato nelle istanze di sussidio. L’ulteriore scrematura effettuata grazie agli approfondimenti compiuti in collaborazione con i Comuni erogatori hanno permesso di individuare finora 16 nuclei familiari che hanno percepito illecitamente il beneficio, non sussistendone i presupposti di cui al bando pubblico a base dell’erogazione. 

In particolare è stato accertato che in alcuni casi i buoni spesa sono stati percepiti da persone che nel proprio nucleo familiare avevano componenti che, seppur dichiaratisi nulla facenti, in realtà hanno continuato a lavorare anche nel periodo emergenziale, percependo regolarmente lo stipendio nei mesi di marzo e aprile ovvero soggetti che già percepivano altre erogazioni pubbliche incompatibili con i “buoni spesa”, tra cui il reddito di cittadinanza, la pensione o l’indennità di disoccupazione. Tra le varie irregolarità riscontrate vi è stato anche un nucleo familiare con un soggetto che aveva omesso di dichiarare redditi percepiti per oltre 60.000 euro, o anche un altro soggetto che, pur affermando di trovarsi in una condizione di indigenza, proprio nel periodo dell’emergenza ha invece investito cospicue risorse finanziarie per avviare un’attività commerciale in proprio. I responsabili delle false autocertificazioni verranno ora segnalati alle autorità per l’indebita percezione del contributo pubblico, nonché ai Comuni erogatori dei buoni spesa per il recupero delle somme concesse.

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