Lugo, la presidente dell'Unione: "Ecco i progetti per il 2022"

Lugo


L’avvio del nuovo anno equivale a nuove sfide, ma anche all’evolversi delle più datate che riguardano un po' tutte le comunità. Un’affinità che sicuramente interessa i nove dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, la cui presidente è la sindaca di Bagnacavallo Eleonora Proni.

Presidente, questo che si è appena concluso è stato l'anno più impegnativo del suo mandato?


«Si è trattato di un anno assolutamente fuori dall'ordinario e segnato dalla necessità di operare in una situazione di continua emergenza. Per quello che mi riguarda credo che la fatica e anche il fatto di dover fare i conti con le proprie fragilità abbia rafforzato anziché indebolito la capacità di comprensione della complessità, di ascolto, di tenere lo sguardo alto verso una prospettiva costruendo risposte nell’immediato. Oggi più che mai occorrono responsabilità, spirito di iniziativa e apertura al futuro».

Averlo affrontato come Unione è stato più facile?


«La dimensione dei nostri comuni appare sempre più inadeguata a fronteggiare singolarmente eventi come quelli con i quali ci confrontiamo quotidianamente. Va detto che il “sistema Unione” comporta un surplus di fatiche per armonizzare non solo gli orientamenti delle varie forze politiche ma anche dei vari comuni, delle diverse comunità locali. Mi pare però che ci stiamo riuscendo bene e che lo stile di ascolto e di confronto continuo che stiamo utilizzando nell’affrontare i problemi e nel prendere decisioni stia pagando e assicuri il raggiungimento di coesione, efficienza ed efficacia dell’azione comune. Come presidente ho cercato sempre di esercitare il ruolo istituzionale non per affermare un potere ma cercando soluzioni concrete, con la consapevolezza che le nostre comunità hanno al loro interno grandi risorse per innovare e progettare il futuro senza rinunciare alle proprie radici».

Da sempre in tanti si chiedono se non sarebbe meglio fondersi tutti in un unico grande comune; potrebbe accadere?


«Personalmente non credo che ci siano oggi le condizioni per un passaggio di questo tipo che rischierebbe di cancellare la ricchezza della pluralità delle espressioni di partecipazione democratica e di storie e rischierebbe di impoverire il ruolo dell’amministrazione locale. In prospettiva (e soprattutto nella prospettiva di un processo di ripensamento nazionale) è evidentemente un passaggio possibile. In questa fase - nonostante la complessità e le fatiche - credo che la soluzione dell’Unione resti la formula più adeguata. Certo occorre uno stile di governo di questa istituzione che sia rispettoso delle differenze e capace di porre continuamente al centro la dimensione del servizio ai cittadini».

Come Unione c'è qualcosa che non siete arrivati a concludere oppure a programmare in questo ultimo anno?


«Indubbiamente questa emergenza ha provocato delle ripercussioni nelle agende dei singoli Comuni e dell’Unione. Credo però che siamo riusciti ad adattarci in fretta a questa situazione e a fornire in tempo utile le risposte che servivano. Penso in particolare agli interventi di carattere sociale rivolti alle famiglie e ai sostegni economici alle imprese».

Quale potrebbe essere la strategia da mettere in campo nel 2022?


«Siamo già al lavoro per costruire azioni e progetti necessari alla crescita del nostro territorio. Occorre una sempre maggiore propensione all’innovazione, alla programmazione, in particolare per agganciare le opportunità contenute nel Pnrr, senza però perdere di vista la capacità di ascolto e la vicinanza alle persone e ai territori. I temi principali sono la salute, il lavoro, l’ambiente».

Il perdurare della pandemia potrebbe bloccare nuovamente alcuni vostri progetti e investimenti oppure la situazione è comunque gestibile?


«I risultati della campagna vaccinale, il rispetto delle regole e la responsabilità della maggioranza delle persone ci consentono, seppure in una situazione ancora complessa e in movimento, di essere forti e fiduciosi per affrontare le sfide che abbiamo davanti».

Se potesse, una richiesta o un appello che farebbe subito al nuovo Presidente della Repubblica?


«Innanzitutto mi auguro, per il bene dell’Italia, che si tratti di una donna. Davvero è incomprensibile perché in oltre 70 anni di vita della Repubblica si debba considerare questa carica preclusa alle donne. Credo vi siano molte donne con la capacità di rappresentare il Paese con responsabilità, coraggio e forza, coniugando in quella carica anche la dimensione della sensibilità, dell’attenzione alle persone e alla cura, alla capacità di “tenere insieme”. Sarebbe un segnale importante di fiducia. Mi aspetto poi che, in continuità con il messaggio di fine anno del presidente Mattarella, il richiamo più importante sia di leggere le prossime azioni dei governi nella prospettiva dei giovani che sono il presente e il futuro della nostra comunità nazionale e europea. La nuova presidente dovrà essere la custode del fatto che le risorse del Pnrr, le scelte per l’ambiente, il clima e la politica estera, siano tutte misurate non con lo sguardo corto del compromesso e dell’interesse immediato, ma nella prospettiva dello sviluppo sostenibile, dell’equità e delle opportunità per tutti».

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