L'opinione di Ravaglioli: la fine del tripolarismo

Pensare che il patto tra PD e M5S si limiti alla creazione di un Governo di non lunga durata ma sufficiente a logorare Salvini nei sondaggi o viceversa sino all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica rappresenta una visione del tutto riduttiva.

Innanzitutto sotto il profilo tecnico il settennato di Mattarella scade a fine Gennaio 2022, prorogabile di 3 mesi se entro tale periodo sono previste nuove elezioni (Aprile 2022), quindi la seconda metà del 2021 ricade nel “semestre bianco” nel quale il Capo dello Stato non può sciogliere le camere. Ergo: o si vota entro la primavera 2021 (cosa assai improbabile) oppure si va alla scadenza naturale della XVIII Legislatura.
Il patto PD-M5S in funzione anti-Salvini ha grandi analogie con il patto PDS-PPI del 1995 anti-Berlusconi o meglio direi che è esattamente la stessa storia che si ripete. Se in quegli anni la sinistra DC e D’Alema non avessero siglato tale accordo si sarebbe verificato che Berlusconi ed alleati con il 45% dei consensi avrebbero vinto tutte le elezioni politiche ed amministrative regolate con il sistema maggioritario. Cosa che invece è accaduta negli ultimi 18 mesi dove il centro-destra con una maggioranza relativa (e non assoluta ad eccezione delle roccaforti del nord quali Lombardia e FVG) ha stravinto in tutte le elezioni regionali (Sicilia, Trentino Alto-Adige, Abruzzo, Basilicata, Sardegna e Piemonte) ed avrebbe vinto senza grossi problemi nei prossimi mesi pure nei fortini rossi di Umbria e dulcis in fundo Emilia-Romagna, dopo il crollo di Forlì e Ferrara.
Quindi, mentre il contratto di governo Lega-M5S era un patto di legislatura a tempo determinato, tra una forza di sinistra ed una di destra, credo proprio che invece il patto PD-M5S sia un patto di sistema che cambierà radicalmente il quadro politico Italiano riproponendo una nuovo bipolarismo dove si fronteggeranno una coalizione social-europeista a guida PD (non dimentichiamoci mai che in fondo Grillo è sempre stato di sinistra) ed una coalizione liberal-sovranista a trazione Lega, chiudendo definitivamente la stagione del tri-polarismo.
In chiave locale quindi il centro-destra dovrà aspettarsi un’alleanza organica PD-M5S (oppure ad andar ben un desistenza sul modello Santarcagelo 2019 o Rimini 2016 che elettoralmente ha già ben funzionato) e quindi deve attrezzarsi rapidamente in tal senso per consolidare quelle che teoricamente erano già 2 vittorie nel cassetto quali regionali 2019 e comunali 2021.
In tal senso per il centro-destra l’opportunità più grande rispetto al passato consiste nel fatto che l’asse della coalizione PD-M5S a differenza di quella PDS-PPI è molto più spostato a sinistra e quindi questa nuova alleanza avrà grandi difficolta a mantenere unito il blocco sociale che nelle regioni rosse votava la vecchia Unione. Sarà molto ma molto dura per parte della classe media votare amministratori locali emiliano-romagnoli che si pongono in coalizione con una forza che a livello nazionale è contraria alle opere pubbliche, giustizialista e sul piano economico persino più assistenzialista della Rifondazione Comunista di Cossutta e Bertinotti. In tal senso si apre una vera e propria prateria elettorale per il Salvini per consolidare il proprio consenso nella classe media e produttiva Italiana.
Pertanto sta al centro-destra capire che qualcosa di sistemico è profondamente mutato e quindi giocarsi le prossime partite amministrative con intelligenza cogliendo questa grande opportunità politica.
(*) Ex FI-PDL ed ex Moscovita

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