Long Covid, le ferite che lasceranno una cicatrice forse indelebile

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In 6 casi su 10 chi soffre di Covid e va in ospedale si porta a casa i sintomi per due mesi. Con il passare del tempo si affievoliscono, ma dopo un semestre la percentuale di chi ha problemi resta comunque alta: il 40%. Uno studio della Pneumologia e Terapia intensiva respiratoria dell’Irccs Policlinico Sant’Orsola di Bologna fa le pulci al Long Covid, cioè a quegli effetti che siamo costretti a vivere dopo aver superato l’infezione di Sars Cov-2 in forma acuta. E le loro conclusioni, pubblicate sulla rivista scientifica Respiration, fanno capire quanto sia una patologia complessa. I sintomi più frequentemente riportati sono fatica a respirare, debolezza e tosse e seguono dolore toracico, tachicardia, disturbi dell’equilibrio, nausea o febbricola. Alla ricerca hanno partecipato 100 pazienti che hanno chiesto aiuto all’ambulatorio pneumologico specialistico Post Covid dopo il ricovero ospedaliero che era avvenuto durante la prima ondata della pandemia. L’originalità di questo lavoro è legato al fatto che gli stessi pazienti sono stati rivalutati a due e a sei mesi dalla dimissione, mentre la maggior parte delle ricerche a oggi disponibili nel mondo riguardano una sola valutazione. A due mesi sono stati eseguiti visita, prove di funzionalità respiratoria, test del cammino dei sei minuti (per valutare la tolleranza e la saturazione sotto sforzo), ecografia polmonare e radiografia del torace. A sei mesi dalla dimissione la valutazione ha incluso anche una Tac del torace ad alta risoluzione, per indagare l’evoluzione radiologica della polmonite da Covid-19.

Le prove di funzionalità respiratoria hanno notato un miglioramento significativo della funzionalità polmonare da due a sei mesi, con l’86% dei pazienti che mostrano una spirometria nella norma a sei mesi dalla dimissione. L’esame funzionale che più spesso si rivela alterato a sei mesi è la diffusione alveolo-capillare del monossido di carbonio, un test che misura la capacità di scambio dell’ossigeno della membrana alveolo capillare del polmone. Secondo gli studiosi questo effetto è giustificato dal fatto che la polmonite da Covid-19, essendo una polmonite interstiziale, va ad interessare proprio questa struttura polmonare, il cui recupero completo può richiedere anche più di un semestre. Il test del cammino dei sei minuti ha dimostrato che i pazienti che hanno avuto una polmonite interstiziale più grave, a due mesi dalla dimissione hanno percorso distanze inferiori e tendono ad avere una desaturazione maggiore sotto sforzo. Sotto un punto di vista radiologico, più di 6 pazienti su 10 (il 64%) ha avuto, a due mesi dal ricovero, una lastra del torace con alterazione, ma confrontando con la stessa prestazione diagnostica fatta in ospedale è stata notata una riduzione dell’estensione della malattia e della densità delle consolidazioni polmonari. Solo il 26% delle Tac a sei mesi sono completamente “ripulite”: tuttavia, per sua natura, la polmonite interstiziale richiede molto tempo per risolversi radiologicamente, e come in tutte le polmoniti, la guarigione clinica precede quella radiologica. Quella del Covid è una semplice polmonite? No. «Ha creato profonde ferite, non solo del corpo, che lasceranno una cicatrice forse indelebile», spiegano gli studiosi.

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