Lo storico Pivato: Bartali "falso" eroe

Bartali salvatore degli ebrei? Macché! Bartali che evitò la guerra civile dopo l’attentato a Togliatti? Ma neanche per sogno... Il 2020 ci ha fatto crollare tante “certezze” ma nemmeno questo 2021 scherza in quanto a ribaltamenti della “storia”.

Tanto per cominciare, si è mai visto uno storico smentire se stesso, o meglio ribaltare la propria tesi pubblicata anni prima?! Ebbene è quello che sta accadendo a Stefano Pivato, noto storico riminese, già assessore alla Cultura del Comune ma soprattutto docente e anche ex rettore dell’Università di Urbino. Non uno sprovveduto quindi, ma uno studioso che può permettersi di affermare serenamente, oggi: «La memoria non è la stessa cosa della Storia, e la vicenda di Bartali che salvò 800 ebrei non ha nessun fondamento documentale, cioè storico. È solo una voce che circola da qualche decennio e che va smentita in quanto appunto unicamente vox populi».

Ma non si dice vox populi, vox dei, intendendo che ciò che viaggia sulla bocca della gente ha comunque un fondamento?

Nel 2018, Pivato aveva ripubblicato per Castelvecchi, un suo vecchio libro degli anni 80 dal titolo “Sia lodato Bartali”, saggio di successo, giunto alla quarta edizione. Ma a quel punto ha voluto approfondire la questione, andando a cercare le fonti di quanto lui stesso aveva affermato e sottoscritto, ovvero l’eroismo di Bartali in soccorso degli ebrei italiani. «Faccio mea culpa – afferma oggi Pivato – perché mi sono fidato di dichiarazioni di altri, che alla fine, dopo la verifica mia e di mio figlio, non avevano alcun fondamento». Già poiché, per la ricerca delle fonti di questo secondo libro intitolato “L’ossessione della memoria. Bartali e il salvataggio degli ebrei: una storia inventata” – in uscita per Castelvecchi il prossimo 21 gennaio, a soli sei giorni dalla Giornata della Memoria del 27 gennaio: solo un caso? – Stefano Pivato si è avvalso della consulenza del figlio Marco, giornalista scientifico della Stampa di Torino (che co-firma il volume), il quale aveva pubblicato, tra l’altro, uno studio sulle neuroscienze e sulla fallacità della memoria...

Risultato? Bartali era un grand’uomo, non solo nello sport ma anche nella vita. Però quella del salvatore di ebrei è una medaglia («una patacca», la chiama Pivato) che gli hanno attaccato altri e se lui fosse vivo avrebbe probabilmente smentito tutto. Le voci su di lui eroe pro ebrei, cominciarono a circolare infatti solo dopo la sua morte nel 2005, per arrivare addirittura alla Medaglia al valor civile attribuita alla vedova dal presidente della Repubblica, Ciampi. Ma alcuni storici, qualche hanno fa, cominciarono a dubitare della vulgata di Bartali che corre per centinaia di chilometri con i documenti degli ebrei nascosti nei tubi della bici: non un verbale, non un singolo documento a riprova di ciò. Sembra che la questione sia stata anche sussurrata all’orecchio dei Pivato da Sergio Zavoli, poco prima che morisse. Ma anche qui, non c’è conferma. E a precisa richiesta, i custodi dei documenti storici sulla Shoah degli ebrei, hanno risposto vagamente: i documenti ci sarebbero, ma sono secretati!...

«In realtà – affermano Pivato senior e junior – non ce ne sono. Punto e basta. Tutti, dall’ex presidente della Regione Toscana Nencini, a Ciampi, allo stesso Papa, nel sottoscrivere gli onori a Bartali, citano il sentire popolare, nulla di più. Memoria, non storia. Sfido chiunque a produrre un documento! E non è il primo caso di falsificazione della memoria della Shoah: ci sono tanti venditori di fumo in giro». Anche il “salvataggio” dell’Italia dalla guerra civile dopo l’attentato a Togliatti, sarebbe una montatura democristiana...

Tanto che Pivato fa una proposta: «C’è la giornata della Memoria? Facciamone anche una per la Storia, quella documentata!»

Intanto, sembra che le centrali ebraiche di mezzo mondo, siano saltate sulla sedia (Bartali è nell’olimpo dei Giusti a Gerusalemme) e si preparino a replicare. Alla fine, caro Ginettaccio Bartali, avevi ragione tu, quando dicevi: «Certe medaglie si appuntano solo all’anima, non alla giacca».

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